Scene da un matrimonio sotto forma di
spietata analisi autoptica che intende svelare, non senza feroce cinismo, il
sottobosco di compromessi, ipocrisie e falsità su cui si fonda la vita di
coppia, “benedetta” e omologata dal rito istituzionale imposto dal conformismo.
Frank e April Wheeler sono una coppia apparentemente felice e impeccabile
nell’America ingenua e reazionaria degli anni ’50: giovani, belli, sani,
benestanti, ambiziosi e rigogliosi nella loro fiera esuberanza borghese, non
priva di fervori culturali. Ma sotto la facciata dorata, la bella casa con
giardino e le buone maniere, si celano abissi di frustrazione, incomprensioni,
rimpianti, tradimenti e menzogne che sfoceranno presto in tragedia. Dall’omonimo
romanzo di Richard Yates del 1961, Sam Mendes ha tratto un’allegoria disperata
ed agghiacciante della relazione coniugale, sviscerata con lo sguardo asettico
di un patologo che esamina un cadavere e ne ricerca le cause del decesso. Priva
d’ironia e carica di amarezza, quest’opera austera e impeccabile crea un
fertile contrasto tra la sua forma estetica, elegante e un po’ imbellettata, e
la desolante asprezza dei contenuti. In questo evidente dissidio l’autore
gioca, abilmente e con caustica irriverenza, sul medesimo concetto che sta alla
base dell’opera: lo sporco che si annida sotto lo zerbino luccicante della
famiglia borghese. Emblematica e dissacrante, in tal senso, anche la scelta dei
due protagonisti: Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, indelebilmente impressi nell’immaginario
collettivo come simboli viventi della coppia romantica dopo le peripezie
amorose a bordo del Titanic.
Non tutti hanno gradito l’impassibile freddezza di questo film crudele, che
procede come un treno verso un inevitabile finale, ma è raro trovare oggi, nel
cinema americano, tanta coerenza stilistica, tanta lucidità di visione e tanta
capacità di criticare un mondo (la società conservatrice dell’ottimismo
capitalistico degli anni ’50), uno stile di vita (il modello maschilistico
secondo cui la donna era costretta a sottomettere le sue aspirazioni ai doveri
coniugali) e un’istituzione (il matrimonio da esibire come paravento e spesso
fondato sull’inganno reciproco). Nel cast sontuoso, che ai due divi sopra citati
accompagna Michael Shannon, Kathy Bates, Kathryn Hahn e Max Casella, spiccano la Winslet (come al solito
bravissima) e il sorprendente Shannon, mentre DiCaprio appare col freno a mano tirato
nel ruolo del meschino Frank Wheeler. Belle le musiche di Thomas Newman, la fotografia
di Roger Deakins e la ricostruzione storico ambientale della middle class degli anni ’50.
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