Andula,
un’operaia cecoslovacca frustrata dalle ristrettezze di una vita di scarse
prospettive nel suo piccolo paese provinciale, conosce un pianista di Praga
durante una festa e si fa sedurre dall’uomo, colto e affascinante. Quando lui
parte la ragazza decide di seguirlo a Praga, ma si scontra con un’accoglienza
fredda e scostante sia da parte del pianista che della sua famiglia. Una volta
tornata alla sua fabbrica Andula sceglie di raccontare alle amiche una
fantastica “favola” di avventure amorose nella capitale, corrispondente a ciò
che avrebbe ardentemente desiderato. Il terzo lungometraggio di Miloš Forman,
prima dei suoi capolavori americani di grande successo, è una caustica satira
agrodolce sulla società cecoslovacca comunista dell’epoca, che oscilla tra il
melodramma e l’affresco di costume pervaso da ironia corrosiva. Tra momenti
tragicomici alternati ad altri commoventi di sublime poesia, l’autore ci
propone un lucido ritratto provocatorio della difficile realtà del suo paese
natio, dissacrando sia l’ingegneria sociale del regime comunista sia il bieco
conformismo della media borghesia di città, solo in apparenza più “civilizzata”
rispetto alla squallida provincia industriale. L’unico personaggio con cui il
regista stabilisce una bonaria empatia è l’ingenua protagonista, vittima
inconsapevole di un sistema totalitario umiliante per la dignità umana, il cui
tenace idealismo sentimentale appare, al tempo stesso, tenero e patetico,
simbolo evidente di un’utopia politica destinata al fallimento. Forman pone la
massima enfasi stilistica nelle scene di massa, riprese con una tecnica
documentaristica e con la macchina da presa collocata in posizione occasionale,
in modo da cogliere le atmosfere del tempo con il massimo risalto realistico. La
regia sapiente amalgama perfettamente l’utilizzo di attori non professionisti
accanto ad altri più esperti, e conferisce all’opera assoluta verosimiglianza e
limpido rigore, permettendo il pieno raggiungimento del suo scopo critico: la
dimostrazione di quanto il contesto sociale influenzi e determini la vita delle
persone. Il film riscosse un buon successo di pubblico e critica ed ottenne la
candidatura agli Oscar 1967 come miglior film straniero, ma fu sconfitto da Un uomo, una donna di Claude Lelouch.
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