Tre
episodi per tre storie di corna in una provincia veneta ipocrita e perbenista
dove, tra pettegolezzi e tradimenti, le cose si fanno ma non si dicono e
l’importante è sparlare degli altri, mantenendo “immacolata” la propria
facciata. Un astuto dongiovanni seduce la moglie di un amico facendogli credere
di essere impotente. Un umile bancario, vessato da una tirannica moglie, sogna
di fuggire via con una bella e compiacente cassiera di bar, ma dovrà rinunciare
ai suoi progetti a causa dello scandalo montato ad arte dall’abile consorte.
Quattro “vitelloni” impenitenti sono accusati di aver approfittato di una
minorenne ingenua, mettendola incinta, ma la chiesa locale mette tutto a tacere,
per evitare di dare risalto all’indecenza, e convince il padre della ragazza a
ritirare la denuncia, in cambio di un cospicuo pagamento in denaro. Formidabile
ritratto in nero della provincia italiana, dipinta con perfido cinismo caustico
da questa graffiante satira di costume di Germi, che, dopo aver a lungo
esplorato la meschinità degli ambienti siciliani, si dedica stavolta a quelli
del più ricco ed evoluto nord est, focalizzandosi sul Veneto, in una città che,
sebbene mai nominata, dovrebbe essere Treviso. Il grande autore genovese ha
vissuto un lungo e costante rapporto di amore/odio nei confronti del
provincialismo del “belpaese”, dimostrandosi verso di esso ora feroce ora
sardonico, ma giammai complice. Tra i suoi tanti memorabili ritratti sarcastici
sui vizi della nostra “italietta” questo è, probabilmente, il più maturo, il
più complesso, il più compiuto e anche il più cattivo. Il tocco di genio
dell’opera consiste nella prospettiva che ci viene offerta, quella privilegiata
della “piazza”, con tutto il suo sottobosco di chiacchere, la sua apparenza di
buone maniere e il suo conformismo ruffiano, che viene inflessibilmente
sorvegliato dagli organi religiosi, che si adoperano ligi affinché tutto lo
sporco resti sempre ben nascosto sotto il “tappeto” della pubblica ipocrisia. Scritto
da Germi insieme a Luciano Vincenzoni e Age & Scarpelli, questo film è uno
dei vertici assoluti della Commedia all’Italiana degli anni ’60, il cui
desolante affresco di ordinario squallore è perfettamente incastonato
nell’estetica convulso grottesca tanto cara al regista. E’ anche l’ultimo
capolavoro del grande autore ligure che, nelle opere successive, vedrà l’inizio
della fase calante della sua carriera. Del cast citiamo Virna Lisi, Gastone
Moschin (che interpreta egregiamente il solo personaggio “positivo” della
pellicola), Alberto Lionello, Franco Fabrizi, Nora Ricci e Gigi Ballista. Il
film fu premiato con la Palma
d'oro al Festival di Cannes ex aequo con Un
uomo, una donna di Lelouch.
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