Il commissario Ingravallo della squadra
mobile romana indaga su due casi che sembrano collegati: un furto e un omicidio
avvenuti in appartamenti diversi del medesimo palazzo. Il furbo inquirente
saprà risolvere il caso grazie al suo acume, sempre accompagnato da una
profonda carica umana. Solido e libero adattamento, che denota la forte
personalità dell’autore nella coraggiosa ricerca di una propria via personale,
del romanzo “Quer pasticciaccio brutto de
via Merulana” di Carlo Emilio Gadda. E’ un giallo straordinario, una delle
vette del noir italiano, contaminato
da una vena ironica spietata e dissacrante, che già anticipa la distorsione
satirica con cui il regista dipingerà la borghesia italiana nei lavori
successivi e contiene molte caratteristiche della grande Commedia all’italiana,
ormai pronta ad esplodere. Tra queste citiamo: la corrosiva satira di costume, la
spietata critica degli aspetti più deteriori di una società ancora in bilico
tra arcaici retaggi del passato e una modernità tutta da metabolizzare e la
connotazione feroce dei personaggi, resi emblemi dei vizi nazionali. L’ardita
rilettura artistica operata da Germi rispetto al romanzo ispiratore consiste,
essenzialmente, nella semplificazione stilistica (l’eliminazione degli
intellettualismi filosofici e delle complessità linguistiche in favore di un
affresco popolare molto realistico e verace), nel disegno del personaggio del
commissario (qui reso in modo più umano: un detective, un po’ cinico e un po’
romantico, disgustato, come il regista, dal perbenismo borghese), nella messa
in scena grottesca della Roma popolana e “burina” (verso cui l’autore evidenzia
la scusante dell’ignoranza) e, soprattutto, nella scelta di fornire alla storia
una conclusione certa e verosimile (rispetto all’ambiguo non-finale del libro
di Gadda, che è più un delirio surreale che un autentico giallo). Eppure lo
spirito alla base del testo letterario viene rispettato nel mantenimento della
sua composita connotazione antropologica, che nel libro è espressa dal continuo
intreccio di idiomi diversi (i vari dialetti del centro sud fino ad un italiano
aulico e forbito), mentre nel film viene garantita dalla diversa umanità che
viene passata in rassegna dallo sguardo acuto del poliziotto. Quasi tutti i
variegati personaggi vengono caratterizzati con arguto spessore, rendendo
ciascuno di essi un simbolo vivente di un vizio nazionale. La gestione del
doppio registro (comico e poliziesco) è perfettamente equilibrata ed il film
appare sempre saldamente nelle mani del regista, qui anche in veste di attore
protagonista con un’intensa caratterizzazione del commissario Ingravallo. Gli
altri membri del cast, tutti molto bravi, sono Franco Fabrizi, Claudio Gora,
Eleonora Rossi Drago, Nino Castelnuovo e una giovanissima Claudia Cardinale. Da
ricordare anche la canzone “Sinnò me moro”,
scritta da Rustichelli e dallo stesso regista (e cantata da Alida Chelli), che
riscosse un buon successo popolare.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento