giovedì 14 aprile 2016

New York, New York (New York, New York, 1977) di Martin Scorsese

Il 2 settembre 1945 la resa incondizionata del Giappone decreta la fine della seconda guerra mondiale. Mentre l’America festeggia a Times Square, la cantante Francine Evans incontra il sassofonista Jimmy Doyle. Tra i due scoppia subito la scintilla e nasce un rapporto passionale e tumultuoso che li condurrà al matrimonio. Il grande successo di lei, che diverrà una stella di Hollywood, e la stentata carriera musicale di lui faranno nascere una serie di gelosie e incomprensioni che li condurrà alla rottura. Ambizioso melodramma musicale di Scorsese, che consolida il suo forte sodalizio artistico con l’attore feticcio Robert De Niro e vi affianca la straripante Liza Minnelli, una delle più brave e celebri “non belle” dello showbiz americano, la cui presenza conferisce al film un’atmosfera di languido legame con i vecchi classici del genere (come quelli diretti da suo padre Vincente Minnelli). La ricostruzione d’epoca è straordinaria e la nostalgica colonna sonora (che ha il picco emozionale nella celebre canzone che dà il titolo al film) farà la gioia di tutti gli appassionati degli anni ’50, ma il vero intento del grande regista italoamericano non è affatto la malinconica celebrazione di un genere (il musical) che fece grande la Hollywood degli anni d’oro. Scorsese vuol rinverdire i canoni del musical con il suo stile energico e teso, ed ecco, quindi, la ventata di novità portata da personaggi intensi, nevrotici, problematici, densi di imperfezioni e di ambiguità, che creano uno stridente contrasto tra la loro vitalità e l’impianto teatrale tipico del genere. Lo spettacolo è scintillante, la love story è vibrante e il personaggio di De Niro, con tutte le sue debolezze e meschinità, possiede un sincero realismo. Il senso intimo dell’opera, la riflessione sulla difficoltà di conciliare una normale vita sentimentale con il grande successo artistico, le conferisce uno spessore del tutto inusuale rispetto alle convenzioni del musical classico e il virtuosismo funambolico di alcune sequenze confermano il talento assoluto dell’autore, la cui verve investì il cinema americano degli anni ’70 come un uragano. Eppure il film fu un fiasco assoluto, la “Waterloo” della carriera di Scorsese, disastroso al botteghino e detestato dalla critica per le sue audaci contaminazioni. La cosa coincise con un difficile periodo personale che il regista stava attraversando, a causa della dipendenza dalle droghe e del fallimento del suo secondo matrimonio. Esistono due versioni dell’opera: quella originale di 153 minuti e quella uscita in sala, ridotta a 137. Negli anni ’80 venne ripristinata la durata integrale ed è questa la release attualmente reperibile in home video. E’ un film incompreso e coraggioso, a volte impetuoso ma denso di fascino e di personalità. Sicuramente da recuperare.

Voto:
voto: 4/5

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