giovedì 25 agosto 2016

L'ombra del dubbio (Shadow of a Doubt, 1943) di Alfred Hitchcock

Charlie Oakley ritorna dopo molti anni in famiglia nella piccola cittadina californiana di Santa Rosa e viene accolto con grande affetto, in particolar modo dalla giovane nipote che si fa sedurre dal fascinoso zio, in cui vede una possibilità di evasione dalla noiosa routine quotidiana. Ma ben presto la ragazza (che porta lo stesso nome dello zio e con il quale condivide una sintonia naturale) inizia a sospettare che l’uomo sia un pericoloso pluriomicida di ricche vedove, prima abilmente adescate e poi uccise per impossessarsi dei loro beni. Questo intrigante thriller del Maestro inglese è sapientemente costruito sul tema del “doppio”: lo zio e la nipote con lo stesso nome, il loro ambiguo rapporto “telepatico”, il confine sottile tra bene e male, il contrasto tra la placida vita di provincia e i terribili dubbi che assillano la ragazza, consentendo così al regista di costruire una suspense giocata sulla labilità delle certezze e sulla mutevolezza delle prospettive (come già avvenuto ne “Il pensionante”, “Sabotaggio”, “Rebecca”, “Il sospetto” e come in seguito avverrà ne “La finestra sul cortile”). Per le sue suggestioni morbose, per l’impeccabile analisi dell’ambiente provinciale americano, per la sottile sottigliezza psicologica dei personaggi, per la geometrica costruzione della tensione e per lo sfuggente confine di divisione tra “normalità” e “anormalità”, va annoverato tra i film più riusciti dell’autore che, non a caso, era solito collocarlo tra i suoi lavori preferiti. Sottilmente hitchcockiano per tutta la sua durata, potrebbe apparire, oggi, un po’ datato in alcune sequenze (come quella finale sul treno) ma la sua suggestiva capacità di rappresentare il male che cova sotto la cenere è oggettivamente straordinaria. Nel cast spiccano i due protagonisti, Teresa Wright e Joseph Cotten, entrambi bravissimi. Il consueto cameo del regista è tutto da gustare: egli appare mentre gioca a carte sul treno, reggendo in mano una scala di picche completa, dal due fino all’asso. Nel 1958 Harry Keller ne ha diretto un incerto remake, dal titolo “Step Down to Terror”, mai uscito nel nostro paese.

Voto:
voto: 4/5

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