domenica 31 dicembre 2023

Adagio (2023) di Stefano Sollima

Dopo la morte della mamma, il sedicenne Manuel vive conun padre anziano dal passato criminale, che lo vedeva celebre con il nome di Daytona, ma che ora sembra non starci più con la testa. A sua insaputa, il ragazzo viene ricattato da un gruppo di carabinieri corrotti per una storia di festini dalle ramificazioni politiche ben più grandi di lui. Nel tentativo di divincolarsi dal ricatto, Manuel si rivolge a un ex-compare del padre, Polniuman, che promette di fare da intermediario con il carabiniere Vasco, il quale però non può permettersi di perdere i soldi che gli erano stati promessi. Dopo essersi affermato anche all'estero come un tecnico dalle mani sicure, capace di dirigere buoni action muscolari, Stefano Sollima torna nella sua Roma. Ne aveva esplorato il sottobosco più oscuro in film come Acab e Suburra, oltre che nella serie che lo ha lanciato, Romanzo criminale. Ma in questa storia di bassa malavita, tra vecchi gangster malmessi e forze dell'ordine corrotte, sullo sfondo di una città in fiamme a un soffio dal post-apocalittico, Sollima trova una delle sue opere più compiute e mature. Merito sicuramente dell'esperienza affinata in Soldado e Senza rimorso, da cui riporta in patria un'impeccabile grammatica dell'action che al momento ha pochi eguali tra i nostri registi (numerose le sequenze degne di nota, piccole e grandi, tra cui un ottimo finale tra i binari della stazione Tiburtina). Ma l'azione senza il cuore e la testa conta poco, e rispetto anche a quanto fatto in passato Adagio beneficia enormemente di un rapporto diverso con il luogo che racconta: è forse la prima volta che si va oltre un certo sensazionalismo sulla Roma in rovina, che sembra sempre sottintendere un facile commento sociale solo perché di moda a livello nazionale. Non che ci sia molto di ambiguo nella capitale di Adagio, un luogo tentacolare e terminale, azzannato alle frange di ogni inquadratura da incendi tossici, blackout e da un clima asfittico, stretto nella morsa delle vecchie sopraelevate della tangenziale Est come un Kraken di cemento mobile che striscia sotto i palazzi. Eppure la disperazione è così palpabile da far assorbire questa caratterizzazione tra le fibre del dramma, una distopia già compiuta a cui tutti - specialmente il branco di malcapitati che si rincorre sull'asfalto rovente - sembrano essersi rassegnati, aldilà e al di qua dello schermo. E non solo a questo sono rassegnati i tre curiosi ritratti di vecchie leggende del crimine romano che si contrappongono allo spietato carabiniere di Adriano Giannini: in mano a interpreti d'eccezione come Valerio Mastandrea, Toni Servillo e Pierfrancesco Favino, diventano maschere memorabili di rimpianto e decadimento fisico, fantasmi che infestano i loro stessi appartamenti attendendo l'ennesimo trapasso. Il cinema di genere più riuscito deve in qualche modo sublimare se stesso, e Sollima non ha paura di "go big or go home"; soprattutto Favino è trasfigurato in una fisicità assieme viscida e ruvida, irriconoscibile sotto una calotta cranica calva che gli riscrive il rapporto tra testa e corpo. Affiancata dal lavoro sulla lingua più vero del vero, risulta in una prova eccellente perfino per la star più luminosa del nostro cinema, che peraltro è riuscito nel giro di un anno a completare una sua personale trilogia di straordinari film sulle città, visto che la Roma di Adagio va a inserirsi tra la Napoli di Nostalgia e la Milano di L'ultima notte di amore. Il resto è un mix di novità - il volto fresco del protagonista Gianmarco Franchini, all'esordio in mezzo a nomi pesanti senza farsi schiacciare, le belle musiche dei Subsonica - e di conferme di chi un certo genere crime dell'ultimo decennio ha contribuito a crearlo: la fotografia di Paolo Carnera, le scenografie sempre speciali di Paki Meduri, e la solida sceneggiatura di Stefano Bises, che scrive a quattro mani con Sollima. Insieme fanno del cinema sporco, sfacciato e consapevole, tutte cose di cui il genere a cui hanno scelto di dedicarsi ha - alle nostre latitudini - un disperato bisogno.

https://it.wikipedia.org/wiki/Adagio_(film)

Pierfrancesco Favino
Toni Servillo
Valerio Mastandrea
Adriano Giannini
Francesco Di Leva

Voto:
voto: 3,5/5

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