martedì 18 novembre 2014

Due giorni, una notte (Deux Jours, Une Nuit, 2014) di Luc e Jean-Pierre Dardenne

Sandra è una giovane donna del nostro tempo: fragile, depressa, impegnata, con una famiglia solida ed un lavoro instabile che non può perdere,  pena la compromissione del bilancio familiare. Quando la sua azienda, piccola, privata e con zero tutele per i dipendenti, fa mettere ai voti la gravosa scelta tra il licenziamento di Sandra ed un bonus ecomomico da dividere tra i rimanenti impiegati, la donna si vede costretta a rialzare la testa, armarsi di forza d'animo ed affrontare i colleghi, cercando di condurli dalla sua parte prima della fatidica votazione. Ma avrà solo un weekend di tempo per riuscirci. I fratelli Dardenne, da sempre interessati ad un cinema intimo e minimalista che fa del verismo la sua forza, proseguono il loro viaggio nella vita quotidiana della gente comune, nei loro problemi esistenziali, in questo caso dovuti al nuovo modello sociale capitalistico, che, con la perenne scusa di un'eterna crisi economica, ha creato un mondo di precari affeccendati e insoddisfatti, che, senza prospettive di crescita o di rivalsa, faticano duramente per riuscire a mantenere uno status dignitoso, quello che dovrebbe essere, invece, il diritto minimo garantito da una società civile. Parole come mobilità, sfruttamento e disoccupazione assumono un senso tragico e quanto mai attuale nel mondo del lavoro "2.0", quello con cui oggi ci stiamo confrontando e che consegneremo alla prossima generazione. Senza entrare nel merito delle cause e rinunciando ad ogni disamina politica e ad ogni enfasi populista, i Dardenne si focalizzano sugli umili protagonisti, messi l'uno contro l'altro dalle difficoltà economiche, piuttosto che uniti di fronte alla comune situazione di avversità. Senza livore nè retorica assistiamo al percorso interiore di Sandra, egregiamente interpretata da un'intensa Marion Cotillard, nei due giorni cruciali della sua vita. Nel suo coraggioso e drammatico "porta a porta" il percorso si trasforma in un cammino di formazione grazie al finale che, pur nella sua inevitabile amarezza, apre barlumi di speranza affinchè si possa sempre rialzare la testa, recuperando quell'eroico slancio di dignità che i grandi faccendieri e speculatori, veri responsabili del disastro economico attuale, hanno cercato di togliere ai ceti meno abbienti. Profondamente toccante e sincero, perchè tutti i personaggi appaiono credibili nella loro evidente ed imperfetta fragilità, è una lucida istantanea dei nostri tempi che coglie nel segno senza bisogno di alzare la voce. Tanto ammirevole nella compostezza quanto preciso nell'analisi.

Voto:
voto: 4/5

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