martedì 18 novembre 2014

Interstellar (Interstellar, 2014) di Christopher Nolan

In un futuro prossimo imprecisato la terra è sconvolta da mutamenti climatici che stanno esaurendo le risorse alimentari, provocando un ritorno in massa all'agricoltura. Analogo destino è toccato a Cooper (McConaughey), ex astronauta passato dallo spazio al granturco per crescere due figli, Tom e "Murph", dopo la scomparsa della moglie. Ma, un giorno, scoprirà l'esistenza di una base segreta della NASA, ancora attiva nell'ombra, e verrà coinvolto in un'avventura tanto straordinaria quanto pericolosa: un viaggio interstellare, probabilmente di sola andata, per esplorare nuove galassie alla ricerca di un pianeta abitabile alternativo alla terra, per garantire la sopravvivenza futura del genere umano. La promessa del ritorno fatta alla piccola e brillante figlia, "Murph", sarà il faro di speranza di Cooper durante il viaggio oltre i limiti del cosmo e dell'uomo. Christopher Nolan conferma il suo talento nel dirigere blockbuster di qualità sopra la media e ritorna, dopo Inception, sul tema della relatività del tempo, attraverso l'affascinante teoria del "wormhole" in presenza di buchi neri, facendone il cuore pulsante ed il cardine fantasy della vicenda. Il risultato è un film ambizioso, lungo, tecnicamente eccellente per immagini e sonoro, che pesca a piene mani da tanta fantascienza passata, ispirandosi anche a nobili predecessori come 2001: Odissea nello spazio di Kubrick o Solaris di Tarkovskij, ma, soprattutto, e questo non è esattamente un bene, a L'uomo dei sogni di Robinson, sia per le ambientazioni che per le commistioni tra l'universo fantastico e quello sentimentale. Senza svelare nulla sull'evoluzione della trama possiamo limitarci a dire che il regista britannico conferma in pieno tutti i pregi ma anche tutti i limiti del suo cinema, in particolare nel finale "doppio" in cui la prima parte è di grande fascino nel suo sconfinare nel misticismo fantascientifico antropologico, ma la seconda è un clamoroso tonfo di intollerabile buonismo, inverosimile e melenso, per obbedire al dogma principale (e peccato originale) del cinema hollywoodiano. Nel ricco cast McConaughey è a suo agio, Caine spaesato, Hathaway incerta, Chastain sprecata e Damon fuori luogo. Limitando le aspettative e sorvolando sulle molte licenze pseudo "scientifiche" si può dire, senza scomodare ingombranti paragoni totalmente fuori luogo, che quest'ultimo lavoro di Nolan garantisce un buon intrattenimento, soprattutto grazie al consueto efficace utilizzo del montaggio nelle scene madri che scorrono, sovrapponendosi, nei diversi piani temporali. Ma l'accesso a una dimensione che sia realmente artistica, concettuale e libera dalle dozzinali logiche del botteghino resta, per ora, aliena al regista inglese: evidentemente un "wormhole" non è sufficiente per arrivarci.

Voto:
voto: 3,5/5

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