lunedì 24 novembre 2014

Tre colori - Film bianco (Trois couleurs: Blanc, 1994) di Krzysztof Kieslowski

Un polacco sposato con una donna in Francia si ritrova senza tetto e senza moglie, dopo che quest'ultima, francese come il tribunale, ha vinto la causa per il divorzio in un matrimonio che non è mai stato "sessualmente consumato" a causa della presunta impotenza dell'uomo. Tornato in Polonia come clandestino, architetta un diabolico piano di vendetta, per rimediare all'ingiustizia subita e ristabilire il principio di "uguaglianza" delle parti. Secondo capitolo della "trilogia dei colori" di Kieslowski, dedicato al bianco ovvero la "Egalité", è il meno riuscito soprattutto per il conglomerato di generi che lo attraversano in maniera non sempre armonica ed equilibrata. Si passa, infatti, dalla black comedy al dramma con uno spropositato uso del grottesco, a far da collante, per garantire un'adesione narrativa che, di fatto, latita. Il punto di forza è nella straordinaria interpretazione del protagonista, Zbigniew Zamachowski, mentre la sua controparte femminile (Julie Delpy) sembra spaesata e puramente decorativa. E' l'unico film della trilogia nel quale traspare uno spaccato della società, capitalistica, raffigurata come materialistica ed ingiusta, in netta antitesi con quella polacca, socialista, fallimentare ma ancora latrice di valori. L'epilogo, amaro, ribalta i ruoli e la prospettiva come a dire che l'egalité richiede un prezzo altissimo, forse intollerabile. Fu generosamente premiato con l'Orso d'argento al Festival di Berlino, probabilmente per l'ampio credito meritato dal regista nel corso della sua carriera.

Voto:
voto: 3,5/5

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