martedì 4 ottobre 2016

Passione (Passione, 2010) di John Turturro

Intenso viaggio, tra storia e mito, tra realtà e sogno, attraverso la musica napoletana, dai grandi classici famosi in tutto il mondo fino alle istanze più moderne. Con lo sguardo alieno di un americano che guarda al paese delle sue origini con un misto di passionale adorazione e nostalgico rispetto, Turturro realizza un affresco potente, esuberante, colorato, affascinante e struggente insieme che cerca di cogliere, riuscendoci in buona parte, l’anima di Napoli attraverso la sua musica, i suoi suoni ed il suo viscerale rapporto con le canzoni che, da sempre, ne attraversano le viscere come le arterie in un corpo. Utilizzando filmati storici, interviste, testimonianze e le interpretazioni canore di tanti grandi nomi della musica partenopea, questo vibrante documentario musicale ci avvolge e ci ammalia, stordendoci con la forza suggestiva di quel grande teatro all’aperto che è Napoli, di cui l’autore coglie non solo i celebri scenari da cartolina ma, soprattutto, i luoghi più autentici e vitali: i vicoli, i mercati, le aree degradate, i ruderi antichi, il cui afflato possente ci pone in costante oscillazione tra storia e leggenda, tra costume e verità. In questo energico “videoclip” di 90 minuti vediamo sfilare volti e luoghi simbolo del capoluogo campano, con quindici brani reinterpretati tra cui ricordiamo “Vesuvio”, “Era de maggio”, “Maruzzella”, “Malafemmena”, “Don Raffaè”, “Tamurriata nera”, “Passione”, “Caravan Petrol”, fino alla splendida “Napule è” di Pino Daniele che rappresenta la chiosa ideale, e inevitabile, di questo viaggio antologico viscerale. Tra i numerosi interpreti che hanno prestato voce e corpo al film vanno citati: Massimo Ranieri, Peppe Barra, Peppe Servillo e la Piccola Orchestra Avion Travel, Pietra Montecorvino, James Senese, Enzo Avitabile, Fiorello, Lina Sastri, Mìsia, Raiz e gli Almamegretta. Nella riuscita commistione tra documento e fiction, organizzazione e improvvisazione, sacro e profano, tradizione e folclore, l’autore di Brooklyn ci racconta Napoli attraverso la musica cogliendone la vitalità, la malinconia, il colore, il calore, l’estro, la magia e la maledizione. Tra i tanti momenti riusciti dell’opera, il più suggestivo è il “Canto delle lavandaie del Vomero”, un sublime intermezzo onirico dal fascino antico, ambientato nella meravigliosa cornice della “Piscina mirabilis”, a Bacoli.

Voto:
voto: 4/5

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