Intenso
viaggio, tra storia e mito, tra realtà e sogno, attraverso la musica napoletana,
dai grandi classici famosi in tutto il mondo fino alle istanze più moderne. Con
lo sguardo alieno di un americano che guarda al paese delle sue origini con un
misto di passionale adorazione e nostalgico rispetto, Turturro realizza un
affresco potente, esuberante, colorato, affascinante e struggente insieme che
cerca di cogliere, riuscendoci in buona parte, l’anima di Napoli attraverso la
sua musica, i suoi suoni ed il suo viscerale rapporto con le canzoni che, da
sempre, ne attraversano le viscere come le arterie in un corpo. Utilizzando
filmati storici, interviste, testimonianze e le interpretazioni canore di tanti
grandi nomi della musica partenopea, questo vibrante documentario musicale ci
avvolge e ci ammalia, stordendoci con la forza suggestiva di quel grande teatro
all’aperto che è Napoli, di cui l’autore coglie non solo i celebri scenari da
cartolina ma, soprattutto, i luoghi più autentici e vitali: i vicoli, i
mercati, le aree degradate, i ruderi antichi, il cui afflato possente ci pone
in costante oscillazione tra storia e leggenda, tra costume e verità. In questo
energico “videoclip” di 90 minuti vediamo sfilare volti e luoghi simbolo del
capoluogo campano, con quindici brani reinterpretati tra cui ricordiamo “Vesuvio”, “Era de maggio”, “Maruzzella”,
“Malafemmena”, “Don Raffaè”, “Tamurriata nera”,
“Passione”, “Caravan Petrol”, fino alla splendida “Napule è” di Pino Daniele che rappresenta la chiosa ideale, e
inevitabile, di questo viaggio antologico viscerale. Tra i numerosi interpreti
che hanno prestato voce e corpo al film vanno citati: Massimo Ranieri, Peppe
Barra, Peppe Servillo e la
Piccola Orchestra Avion Travel, Pietra Montecorvino, James
Senese, Enzo Avitabile, Fiorello, Lina Sastri, Mìsia, Raiz e gli Almamegretta. Nella
riuscita commistione tra documento e fiction,
organizzazione e improvvisazione, sacro e profano, tradizione e folclore, l’autore
di Brooklyn ci racconta Napoli attraverso la musica cogliendone la vitalità, la
malinconia, il colore, il calore, l’estro, la magia e la maledizione. Tra i
tanti momenti riusciti dell’opera, il più suggestivo è il “Canto delle lavandaie del Vomero”, un sublime intermezzo onirico
dal fascino antico, ambientato nella meravigliosa cornice della “Piscina
mirabilis”, a Bacoli.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento