Ad Avechot, remoto paesino montano in mezzo alle Alpi, l'adolescente Anna Lou scompare misteriosamente nel nulla dopo essere uscita di casa in una sera nebbiosa dell'antivigilia di Natale. Il caso attira l'attenzione del navigato ispettore Vogel, cinico detective famoso per il suo particolare stile investigativo che prevede un uso massiccio ed impudente dei media intorno all'oggetto delle sue investigazioni, quasi sempre spettacolari e controverse. In breve il tranquillo borgo alpino viene messo sotto la luce dei riflettori dei mezzi d'informazione, attirando sedicenti giornalisti affamati di notizie e pronti a tutto per un macabro scoop. Vogel non ci mette molto a scovare l'agnello sacrificale da dare in pasto alla morbosità mediatica, identificando nel mite professore Loris Martini, trasferitosi da poco ad Avechot con la sua famiglia, il perfetto "mostro" da sbattere in prima pagina, a causa di una serie di prove indiziarie a suo carico. Mentre la vita dell'uomo viene rovinata dall'inesorabile escalation degli eventi, il mistero della scomparsa di Anna Lou sembra infittirsi sempre più, dopo una serie di inattese scoperte che lasciano trasparire come la verità sia spesso sfuggente, anche in un luogo apparentemente ameno in cui però si celano oscuri segreti e nessuno è ciò che sembra in apparenza. Interessante esordio cinematografico dello scrittore pugliese Donato Carrisi, che adatta per il grande schermo uno dei suoi romanzi di maggiore successo ("La ragazza nella nebbia"), firmando regia e sceneggiatura. Il risultato è un thriller dal cuore nero e dalle atmosfere torbide, visivamente affascinante, ben recitato da un cast di notevole livello (Toni Servillo, Jean Reno, Alessio Boni, Michela Cescon, Galatea Ranzi) e con una buona costruzione della suspense nel crescendo finale ricco di colpi di scena (che probabilmente non risulteranno del tutto inattesi ad un occhio esperto). Più che guardare alla tradizione dei sanguinari gialli all'italiana degli anni '70 di cui Dario Argento fu l'autore più famoso, questo film procede per accumulo un po' caotico di citazioni e ammiccamenti al thriller più "alto": dal Lynch televisivo di "Twin Peaks" alle opere di David Fincher, senza dimenticare il nostro Tornatore (lascio a voi il compito di captare le relative connessioni) e la reale cronaca nera italiana. Con qualche caduta di tono e più di un passaggio forzatamente tortuoso, la pellicola si consegna totalmente ad un finale tanto contorto quanto avvincente, che non ha mancato di suscitare accesi dibattiti tra il pubblico. Pur restando saldamente nei confini del cinema di genere a cui appartiene, La ragazza nella nebbia dispensa graffi caustici al voyeurismo invadente dei mass media ed al funesto show di quel giornalismo efferato che specula sul dolore altrui in nome dell'audience. Tra personaggi ambigui e situazioni sordide, questa tetra sfilata di cattivi finisce per arenarsi più volte sui perigliosi fondali dell'inverosimiglianza, ma si farà sicuramente ricordare per l'abbagliante potenza visiva delle immagini iniziali e finali: evocative, disturbanti e cariche di malia oscura.
La frase: "Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità"
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