sabato 9 settembre 2017

Guardie e ladri (Guardie e ladri, 1951) di Mario Monicelli, Steno

Nell'Italia della ricostruzione post bellica l'abile truffatore Ferdinando Esposito ricorre a mille espedienti poco leciti per tirare a campare e mantenere la sua famiglia. Dopo aver gabbato un importante cittadino americano l'uomo viene inseguito dal corpulento carabiniere Lorenzo Bottoni al quale riesce a sfuggire con un trucco dopo una lunga fuga. Dopo le proteste ufficiali del ricco statunitense, Bottoni viene sospeso dal servizio per incompetenza con l'ultimatum di riuscire ad acciuffare l'imbroglione entro tre mesi per riprendere il suo posto nell'arma. Inizia così una lunga caccia del carabiniere ormai in borghese attraverso le degradate periferie di una Roma ancora ferita dalla guerra, popolate da poveri, disperati e reietti rotti a tutte le esperienze. Dopo aver scoperto la casa di Esposito, il burbero gendarme dal cuore tenero ne conosce la famiglia, rimane colpito dalla sua condizione di miseria e inizia a rivedere il suo giudizio sull'operato dell'uomo che sta braccando, disonesto per necessità. Commedia amara e riflessiva (in accordo allo stile dei suoi due registi) che stinge nel neorealismo e nella graffiante satira sociale e che non mancò di far arrabbiare i benpensanti per la sua presunta irriverenza anti-istituzionale, a causa della fraternizzazione tra una guardia e un ladro. Ebbe uno straordinario successo di pubblico grazie all'intensa interpretazione ed alla verace carica umana dei due protagonisti (Totò e Aldo Fabrizi) e fu particolarmente apprezzato anche dalla critica (solitamente ostile verso Totò e i comici in genere). La toccante storia del ladro Totò a cui la guardia Fabrizi dà la caccia per riscattare uno smacco subito, si trasforma in un confronto umano tra i due personaggi, che sanno andare oltre i rispettivi ruoli e le "maschere" che la vita ti costringe a portare, riuscendo a guardarsi dentro ed a capirsi. Da sottolineare la notevole abilità da parte dei due registi (che diressero il film in maniera alternata, un giorno l'uno e un giorno l'altro) di conciliare umorismo pungente, penetrazione psicologica, sentimentalismo popolare e lucida descrizione del contesto sociale. E' il film che ha spinto Totò verso il filone neorealista, una delle sue migliori performance attoriali e una delle commedie italiane più famose in assoluto. Fu premiato al Festival di Cannes con il Prix du scénario alla solida sceneggiatura di Vitaliano Brancati, Ennio Flaiano, Ruggero Maccari, Aldo Fabrizi, Mario Monicelli e Steno. Da segnalare la presenza del grande regista di culto Mario Bava come direttore della fotografia.

Voto:
voto: 4/5

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