giovedì 14 settembre 2017

Se... (If..., 1968) di Lindsay Anderson

Un college inglese di alto prestigio sociale è regolato da ferree regole reazionarie all'insegna di una rigida disciplina militaresca mantenuta da vecchi e crudeli "prefetti" che, in nome dell'educazione intransigente, ricorrono spesso all'utilizzo di soprusi, umiliazioni e repressioni violente nei confronti degli studenti che non si omologano al sistema. Tre amici dell'ultimo anno guidati dal ribelle Mick Travis, da sempre insofferenti rispetto alla disciplina totalitaristica che regna nell'istituto e critici verso il tipo di istruzione nozionistica che viene loro impartita, cercano in tutti i modi di opporsi ai patriarchi insegnanti, ricevendo in cambio le punizioni più severe. Il giorno della festa di fine anno Travis e i suoi si impossessano delle armi da fuoco trovate nei sotterranei della scuola e scatenano la loro guerra personale contro tutte le autorità convenute sul posto. Questo graffiante dramma fantapolitico di Lindsay Anderson, fortemente impregnato di tutti gli umori acidi, il furore iconoclasta e le utopie rivoluzionarie sessantottine, è una ribollente metafora anarchica della ribellione giovanile contro il vecchio sistema, sospesa tra concitato realismo e onirismo fantastico. Tra eccessi sadici, invenzioni visive, spregiudicatezza narrativa, simbolismo astratto e rabbia ideologica, questo perfido libello antiborghese può essere letto come la risposta cinematografica britannica al maggio francese, riuscendo addirittura a superarne la carica eversiva nel finale nichilista. Ambientato nel cuore elitario della cultura istituzionale inglese, il college, la culla per antonomasia delle nuove classi dirigenti, questa grottesca satira al vetriolo alterna sequenze esplosive a momenti intimisti, carichi di riflessioni sul furente disagio di una generazione smarrita e di nostalgico idealismo proteso alla costruzione di un mondo alternativo. Diviso in otto capitoli, non sempre ben amalgamati, intitolati "Il rientro", "Il College", "Tempo di scuola", "Rito e avventura", "Disciplina", "Resistenza", "Verso la guerra", "I Crociati",  quest'opera vibrante e provocatoria procede con geometrica ed ineluttabile progressione verso l'apocalisse finale, toccando anche temi coraggiosi e moralmente "scomodi" come l'omosessualità e la sua immediata sovrapposizione con la perversione nella percezione generalista, senza rinunciare a lampi ironici e tocchi paradossali che ci regalano scene di straniante tenerezza. Il contrasto tra la rivolta irrazionale dei giovani e l'ottuso immobilismo mentale degli adulti produce scintille creative ora confuse ora geniali, che si rispecchiano perfettamente nello stile nevrotico della pellicola, che salta agilmente tra il colore e il bianco e nero, senza rinunciare ad astrazioni allegoriche, associazioni spiazzanti, strumenti espressivi d'antan come i cartelli didascalici ed un'estetica arty che è figlia legittima degli anni '60, ma già sembra contenere germi della furia inventiva del decennio successivo. Premiato con la Palma d’oro al Festival di Cannes, è il primo (e anche il migliore) dei film della trilogia dedicata dal regista al personaggio immaginario di Mick Travis, sempre interpretato con energico istrionismo da Malcolm McDowell, che proprio in questo folgorante capitolo d'apertura fece il suo brillante esordio cinematografico. I due titoli successivi sono: O Lucky Man! (1973) e Britannia Hospital (1982), sempre diretti da Anderson. In Italia il film fu inizialmente distribuito in una versione censurata, con tagli di 10 minuti ed un divieto ai minori di 14 anni, salvo poi essere riproposto, nel 1969, nella sua forma integrale. Guardando quest'opera i numerosi fans del celebre personaggio del "capo drugo" Alex DeLarge potranno anche divertirsi a scorgerne le anticipazioni inconsapevoli nell'intensa interpretazione di McDowell.

Voto:
voto: 4/5

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