martedì 3 ottobre 2017

L'inganno (The Beguiled, 2017) di Sofia Coppola

Virginia, 1864, tre anni dopo l'inizio della guerra civile americana: ritrovato nel bosco con una grave ferita alla gamba dalla studentessa adolescente Amy, il soldato John McBurney, disertore nordista, viene accolto e curato nel collegio femminile diretto con rigidità dalla signora Farnsworth. Con il passare dei giorni le donne dell'istituto non vedono più un nemico nell'ingombrante ospite, ma un giovane bisognoso di assistenza e non privo di fascino, che in breve catalizza le attenzioni di tutte, suscitando pulsioni e desideri tanto difficili da confessare quanto da reprimere. In particolare l'insegnante Edwina Morrow e la giovane Alicia sono le più turbate dalla sensualità di McBurney che, a mano a mano che migliora fisicamente, dimostra di saper trovare le parole giuste per toccare il cuore di una donna. Trasformatosi in oggetto del desiderio da parte delle ragazze delle casa, il soldato finirà per mettere in crisi l'equilibrio conformista del mondo femminile di cui è entrato a far parte, innescando tensioni e violenze. Sontuoso dramma storico in costume diretto con sapiente maestria registica da Sofia Coppola, che supera brillantemente lo scoglio del remake di un classico degli anni '70 come La notte brava del soldato Jonathan di Don Siegel, a sua volta ispirato al romanzo "A Painted Devil" (1966) di Thomas P. Cullinan. Molto fedele nella trama al film originale con protagonista Clint Eastwood, questa nuova versione della regista newyorchese ne "tradisce" con personalità stile e spirito, scegliendo di percorrere una direzione tematica più sottile ed ambigua, e compiacendosi di un'estetica raffinata, opaca e cupa, che trova il suo tripudio nelle magnifiche sequenze a lume di candela, in cui la tensione dei dialoghi, il gioco degli sguardi, i fremiti sessuali e le sfumature psicologiche raggiungono vertici da grande cinema d'autore. Ancora una volta l'autrice ci immerge in un tormentato microcosmo femminile, dalla cui prospettiva la vicenda ci viene raccontata con algido rigore formale e suggestivo stile funereo, realizzando un possente affresco gotico e decadente del Sud degli Stati Uniti al tempo della guerra di secessione. La vibrante energia sovversiva del film di Siegel viene qui sostituita da atmosfere rarefatte e morbose, sospese tra ipocrisia cerebrale (le buone maniere, i rituali ossessivi, l'educazione repressiva, l'aspetto esteriore tutto compostezza e crinoline) e impulsi istintivi (ben simboleggiati fin dalla prima sequenza da una natura selvaggia e primordiale che sembra pervasa da un alone di morte). Nel torbido gioco di passioni, seduzioni, tradimenti e inganni, la Coppola mette in scena un perfido gioco di potere in cui la logica glaciale del mantenimento dello status quo diventa il simbolo tragico della razionalità perversa del conformismo, in nome della quale anche l'atto più spietato diventa la naturale conseguenza di un meccanismo cinicamente ineluttabile. Meno esplicito ma ugualmente pessimista rispetto al film di Siegel, la pellicola si congela in un'immagine finale memorabile, potente e terribile nel suo freddo immobilismo come un dipinto di Rembrandt. Ottima la prova corale del cast in cui vanno ricordati una Nicole Kidman combattuta tra severità e tentazioni, un ispirato Colin Farrell che dà vita ad un McBurney più viscido e sornione rispetto a quello di Eastwood, e poi un'intensa Kirsten Dunst (attrice feticcio della regista) ed una maliziosa Elle Fanning. L'approccio minimale della Coppola riesce nella non facile impresa di rinverdire un'opera di culto dei 70's come La notte brava del soldato Jonathan, in cui la sua ottica garbatamente femminista sa farsi pungente e spietata, assumendo a tratti i tempi e i modi del thriller psicologico che fila dritto come un treno verso l'epilogo funesto, ma con la grazia discreta di una tragedia classica. L'inganno ha vinto il Prix de la mise en scène per la migliore regia alla 70° edizione del Festival di Cannes.

Voto:
voto: 4/5

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