Tre anni dopo i tragici eventi accaduti nel "Jurassic World", i dinosauri di Isla Nublar sono stati abbandonati al loro destino, Claire Dearing si è convertita alla nobile causa ambientalista, mentre Owen Grady si è ritirato in un eremo montano. L'anziano magnate in pensione Benjamin Lockwood, cofondatore del "Jurassic Park" insieme a John Hammond, convoca Claire nella sua imponente residenza per proporle di guidare una missione di salvataggio su Isla Nublar, dove la sopravvivenza delle creature preistoriche è messa in serio pericolo da una imminente eruzione vulcanica, che rischia di distruggere l'isola. Claire accetta di buon grado e riesce a convincere lo scontroso Owen a tornare in pista, facendo leva sul suo legame affettivo verso lo strabiliante Velociraptor chiamato "Blue". Ma, come al solito, non tutti i membri della spedizione hanno intenzioni magnanime e la cupidigia dell'essere umano si rivelerà, ancora una volta, il nemico più pericoloso. Dopo l'enorme, e per molti versi imprevedibile, successo commerciale di Jurassic World (2015) di Colin Trevorrow, era inevitabile che la Universal Pictures commissionasse a stretto giro un secondo capitolo della nuova saga (il quinto complessivo includendo anche i tre episodi di Jurassic Park), affidando la regia al catalano Juan Antonio Bayona e la sceneggiatura alla coppia Colin Trevorrow e Derek Connolly. Ovviamente c'è anche il ritorno del cast principale al completo (Chris Pratt, Bryce Dallas Howard), con l'aggiunta di Rafe Spall, Justice Smith, Daniella Pineda, James Cromwell, Toby Jones, Ted Levine,
Geraldine Chaplin ed un piccolo cameo di Jeff Goldblum nei panni del bizzarro matematico Ian Malcolm. Ma, nonostante un enorme dispendio di effetti speciali (curati dalla ILM di George Lucas), una prima parte di grande spettacolarità catastrofica sull'esotica Isla Nublar, un finale gotico non privo di suggestioni horror ed una maggiore enfasi polemica sui conflitti tra scienza ed etica o tra avidità e compassione, il risultato finale è confuso, moraleggiante, farraginoso, didascalico e retorico nelle sue invettive naturaliste. Non mancano comunque le sequenze di forte impatto suggestivo (su tutte quelle di tetra suspense orripilante nel maniero Lockwood), e l'intrattenimento d'azione per gli amanti delle "lucertole giganti" resta garantito. Emerge però a tratti un certo senso di stanchezza, anche se gli incassi mondiali della pellicola sono stati altissimi, avvicinandosi a quelli del predecessore. Belle e funzionali le musiche dell'italo-americano Michael Giacchino, che "fanno il verso" ai celeberrimi temi originali di John Williams.
Voto:
Nessun commento:
Posta un commento