martedì 22 luglio 2014

Contratto Per Uccidere (The Killers, 1964) di Don Siegel

Remake di uno dei grandi classici del cinema noir degli anni '40, "I gangsters" (The Killers, 1946) di Robert Siodmak, a sua volta tratto da una breve novella di Ernest Hemingway, inserita nella famosa raccolta "I 49 racconti". Sceneggiato dal poco noto Gene L. Coon, "Contratto per uccidere" è un film fondamentale per gli sviluppi del cinema noir: questo genere, nato negli anni '40 e contrassegnato da toni cupi e disperati, da ombre inquietanti, da paesaggi urbani notturni e da personaggi equivoci, sembrava legato agli stilemi del bianco e nero ed inesorabilmente avviato al tramonto alla fine degli anni '50, con il prevalere dei film a colori. Infatti il periodo classico (e aureo) del genere viene fatto convenzionalmente iniziare nel 1941 con "Il mistero del falco" di Huston e terminare con "L'Infernale Quinlan" di Welles nel 1958. Questo film di Siegel ebbe il merito, probabilmente involontario (ma i grandi registi riescono ad essere creativi anche nelle condizioni più improbe e nelle circostanze più imprevedibili) di inventare un nuovo modello di noir a colori, affrancando il genere dalle convenzioni che l'avevano caratterizzato e che ora rischiavano di imbalsamarlo. Stilisticamente il film è meno ricercato di quelli classici, ma dimostra la possibilità di utilizzare ambienti luminosi e colori vivaci per una storia di delitti e violenza, accentuandone anzi, per contrasto, l'impatto emotivo. Interessante, in tal senso, il confronto tra le scene di apertura dei due film: quello di Siodmak ha tutte le caratteristiche del noir classico, ambientazione notturna, giochi di ombre e luci, forte risalto espressionistico della fotografia in bianco e nero, movimenti della macchina da presa e angolazioni delle riprese tese da aumentare un clima di angoscia soffocante. Nel remake tutto avviene alla luce del giorno, i colori sono netti e precisi, solo gli improvvisi scoppi di violenza dei killers (e di ciò è debitore Tarantino) e qualche ripresa appena sbilenca comunicano la minaccia incombente. Rispetto al film di Siodmak, poi, quello di Siegel elimina i personaggi positivi dell'investigatore assicurativo e del poliziotto, eleggendo i killers del titolo originale a protagonisti assoluti di una vicenda dominata dalla violenza e dall'avidità. Raro caso di remake all'altezza dell'originale, il film si segnala anche come modello di "rifacimento", nel rispettare lo spirito della pellicola d'origine, operando però cambiamenti tali da essere opera autonoma e perfino innovativa (e, in un'epoca di remakes forsennati e dissennati come l'attuale, forse a Hollywood farebbero bene a riguardarsela). Spietato e pragmatico, come i due assassini nerovestiti e con gli occhiali scuri (il look delle "iene" di Tarantino non viene solo dai "blues brothers" ma soprattutto da questo film), "Contratto per uccidere" ha sequenze di violenza che hanno fatto scuola ed è un modello di concisione e di ritmo (notevole anche il commento musicale). Tra i protagonisti, formidabile Marvin (che, come Siegel, fu in qualche modo "lanciato" da questo film), ma da ricordare anche Cassavetes (regista importante ed elitario, che faceva l'attore per finanziare i propri film) e soprattutto Ronald Reagan, alla sua ultima interpretazione nella parte di infido e subdolo capogangster (quando poi diventò presidente USA molti ricordavano tale ruolo, divertendosi con abbinamenti satirici).

Voto:
voto: 4/5

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