martedì 22 luglio 2014

Fuga di Mezzanotte (Midnight Express, 1978) di Alan Parker

Ispirato alla vera storia di Billy Hayes (personaggio reale tuttora vivente) e liberamente tratto dalla sua biografia, Fuga di mezzanotte è uno scioccante dramma carcerario che per forza espressiva, vigore drammaturgico ed intensità tematica si pone senza alcun dubbio tra le vette del genere. Sceneggiato da Oliver Stone (premiato con l'Oscar), diretto da Alan Parker, forte di un cast in stato di grazia e dell'indimenticabile colonna sonora del nostro Giorgio Moroder (anche lui premiato con l'Oscar), il film si impose all’attenzione internazionale per la drammaticità e la violenza dei fatti narrati, oltre che per il suo stile cupo ed angosciante, che fa letteralmente precipitare lo spettatore nel medesimo incubo del protagonista, rendendo il tutto un'esperienza impossibile da dimenticare. Impossibile non citare l'interpretazione "bigger than life" del protagonista Brad Davis, giovane brillante attore americano prematuramente scomparso nel 1991, nei panni di Billy Hayes. Ma anche i caratteristi come Paul Smith nel ruolo dello spietato aguzzino Hamidou, capo delle guardie carcerarie, o il nostro Paolo Bonacelli, che interpreta il viscido Rifki, offrono una performance difficile da dimenticare. Interamente costruito come opera "a tesi" filo occidentale contro le istituzioni ed il sistema carcerario turco, che ovviamente non gradì e protestò duramente all'uscita del film, la pellicola ha però i suoi indubbi meriti cinematografici che si evidenziano in un montaggio straordinario che trova la sua apoteosi nel memorabile incipit: l’intera sequenza dell’aeroporto è da antologia del cinema, con le perquisizioni, le guardie che parlano in lingua madre senza sottotitoli, il volto sudato di Billy nascosto dietro gli occhiali da sole e l’incessante battito del suo cuore che fa da metronomo allo svolgersi degli eventi, fino al momento della sua cattura proprio ad un passo dalla scaletta dell’aereo che lo avrebbe riportato in America. Un perfetto meccanismo di tensione allo stato puro, che ti inchioda alla poltrona fin dalle prime battute. La caduta nell’incubo avviene in modo graduale ma quasi inevitabile, con il processo farsa , l’untuoso avvocato d'ufficio e la ferocia della Corte che, per possesso di hashish, prima condanna Billy a 4 anni e 2 mesi e poi addirittura a 30 anni, in nome di una legge primitiva e disumana. Ugualmente memorabili i titoli di coda, con le fotografie che svelano la fine dell'incubo sulle incisive note di Moroder. Tra violenza, indignazione e commozione è una  fortissima esperienza di grande cinema dalla quale si esce stremati. Alan Parker riesce a coniugare le esigenze di impegno civile e riflessione sociale con un solido senso del dramma e dello spettacolo, malgrado qualche eccesso "spettacolare" fin troppo manicheo. Il film ebbe 6 nomination agli Oscar 1979 (tra cui miglior film) e ma dovette cedere i premi più prestigiosi al  formidabile Il cacciatore di Michael Cimino.

Voto:
voto: 4,5/5

Nessun commento:

Posta un commento