martedì 22 luglio 2014

Il buono, il brutto, il cattivo (1966) di Sergio Leone

Capolavoro assoluto del genere "spaghetti western", conclude, nel 1966, la così detta "trilogia del dollaro" di Sergio Leone, e consacra definitivamente il grande regista romano sulla ribalta internazionale. E' uno dei cinque migliori western di tutti i tempi ed una delle vette indiscusse del cinema italiano. Amplifica al massimo quanto di ottimo già visto nei due precedenti film (Per un pugno di dollari e Per qualche dollaro in più), superandoli nettamente per concezione d'insieme, enfasi estetica, ampiezza di respiro, suggestioni visive, trovate geniali, dialoghi leggendari, personaggi iconici ed innalzamento definitivo dei toni verso un livello così grandiosamente epico da sfociare nell'iper-realismo mitologico agognato dal regista. Leone alza decisamente il tiro e fa tutto in grande: i protagonisti sono addirittura tre, c'è sempre Eastwood nei panni del pistolero senza nome (qui chiamato il "biondo") ma viene decisamente surclassato dagli altri due: il grande Eli Wallach, nell'indimenticabile ruolo di Tuco, bandito "sozzo" e ciarliero, autentica anima del film, ed un sinistro Lee Van Cleef, nei panni dello spietato mercenario detto "Sentenza". L'introduzione dello scenario storico, costituito dalla Guerra di Secessione tra Nord e Sud, dona al film un guizzo decisivo, ed impreziosisce l'intera vicenda con sapienti tocchi drammatici, caustica ironia nera e graffi politici di matrice iconoclasta nei confronti del mito americano. Il cinismo tipico dell'autore e la sua naturale sfiducia nel genere umano trovano qui la totale apoteosi con la rappresentazione di un mondo brutale e spietato, evidentemente popolato da figure archetipe, che sfocia nel manierismo più solenne, la cui dimensione barocca è seconda solo all'innegabile estro visivo che qui si sublima nel genio assoluto. Non è esagerato dire che questo film è, in tutto il suo corpo d'insieme, un unico momento cult di 180 minuti, nel quale è difficile scegliere una sequenza piuttosto che un'altra da consegnare alla storia. La perfetta adesione tra le musiche (ispiratissime come sempre) del fido Morricone e le immagini, in continua alternanza tra primi piani strettissimi e campi lunghi "infiniti", raggiunge qui vette di autentica perfezione, che possono essere degnamente rappresentate dalla leggendaria sequenza del "triello" finale che costituisce, probabilmente, l'apice del cinema di Leone ed una nuova frontiera dell'iconografia western. E se Peckinpah è stato, senza dubbio, il vate del nuovo western d'avanguardia anti-fordiano, allora Leone ne fu il partigiano più bellicoso.

La frase: "Vedi, il mondo si divide in due categorie: chi ha la pistola carica e chi scava. Tu scavi."

Voto:
voto: 5/5

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