lunedì 10 aprile 2023

Babylon (2022) di Damien Chazelle

Nella Hollywood degli anni '20, durante l'età d'oro del cinema muto, s'incrociano le storie di diversi personaggi: un'aspirante attrice tutto pepe (Nellie LaRoy), bella, sfacciata, ambiziosa e con le unghie affilate per realizzare il suo sogno di diventare una diva. Un celebre attore di successo (Jack Conrad), alcolizzato e sottaniere ma dal cuore buono, perso tra vizi, problemi sentimentali e party goderecci. Un immigrato messicano (Manuel Torres), determinato e dal cervello fino, che fa il fattorino per gli studios e che riesce ad entrare nelle grazie di Conrad, grazie al quale saprà fare una incredibile carriera, diventando un abile produttore esecutivo. E ancora: un talentuoso trombettista jazz afroamericano (Sidney Palmer), che dalle feste dei vip arriva a recitare nei film musicali, una scaltra giornalista di gossip (Elinor St. John), i cui articoli taglienti riescono spesso ad influenzare vite e carriere dei divi del cinema, ed una sensuale cantante di cabaret (Fay Zhu), dall'irresistibile fascino esotico e dai gusti omosessuali. Il traumatico passaggio dal muto al sonoro li travolgerà tutti, segnando la fine di un'era e cambiandone per sempre i destini. Il quinto lungometraggio di Damien Chazelle è un imponente, lungo e sfarzoso dramma storico d'epoca, elegantissimo nella forma, sontuoso nella ricostruzione ambientale, di grande ambizione e dalle molte bellezze, variegato nel ritmo e nelle atmosfere, con un tono narrativo che spazia attraverso generi diversi, passando dal melodramma in costume all'affresco d'epoca, dalla commedia grottesca fino al noir. Probabilmente davvero troppo per convincere e soddisfare i critici che lo hanno generalmente stroncato, accusandolo di dismisura e di egocentrismo autoreferenziale, decretandone così il flop commerciale, visti anche gli alti costi produttivi. E invece Babylon è un film di grandiosa fattura e di equilibristico stile, in cui l'autore dà libero sfogo a tutto il suo estro per dar vita ad una malinconica epopea visiva per raccontare, attraverso figure decadenti, romantiche e maledette, il tramonto di un'epoca, il lato oscuro di Hollywood, i pericoli del divismo ed il peggio della natura umana. Nella Babilonia di Chazelle, un mondo chiuso e dissoluto fondato su effimeri piaceri e tossica vanità, fatto di eccessi sfrenati e di storie al limite, c'è tutto e il contrario di tutto, in una miscela di contraddizioni, debolezze e perdizioni in cui si alternano sogni, miti, energie, piaceri, leggende, aneddoti e misfatti dalla vecchia Hollywood del "periodo aureo", in cui ogni cosa sembrava possibile ed ogni cosa era permessa. Diviso idealmente in tre parti, con un approccio che alterna lo stile del classico d'antan alla satira sulfurea, con evidente intento di pungente critica iconoclasta facilmente applicabile anche allo star system di oggi, con qualche eccesso, qualche passaggio tortuoso, diverse semplificazioni e più di una indulgenza goliardica, questo film scomodo e magniloquente narra una storia ed un mondo già raccontato (talvolta egregiamente) da altri autori, ma resta sempre fedele all'idea di cinema del regista ed al suo nostalgico romanticismo caustico e contro tendenza. Nonostante l'evidente intento critico ed il bilancio amaramente in perdita di quella che fu la vecchia "eroica" fabbrica dei sogni americana, Chazelle mette dentro al suo film tutte le sue passioni ed infonde il suo smisurato amore per il cinema in ogni fotogramma, persino nelle scene più estreme e stravaganti (irresistibile quella di Nellie, ubriaca, che non riesce a tenere a freno la lingua durante il convegno dei potenti, inamidati benpensanti e parrucconi). Ma le sequenze straordinarie che esalano grande cinema da ogni frame sono davvero tante (l'orgiastico baccanale iniziale, la vita sui set durante le riprese, il viaggio infernale nella Los Angeles sotterranea, le prime difficoltà tecniche con le riprese sonore, l'epilogo al cinema) e la visione di questo rutilante "barnum" sarcastico mitologico non potrà che fare la gioia di ogni cinefilo che si rispetti. Fortemente voluto ed a lungo cullato dall'autore Damien Chazelle (che ne ha anche scritto la sceneggiatura), il film si avvale di un cast di prim'ordine in cui spiccano Margot Robbie (di una bellezza "isterica"), Brad Pitt (elegante e sornione), Diego Calva (una vera piacevole sorpresa), Li Jun Li (di magnetica raffinatezza) ed il Tobey Maguire "luciferino" che non ti aspetti. Senza dimenticare Jovan Adepo, Jean Smart, Olivia Wilde, Samara Weaving, Katherine Waterston ed Eric Roberts, tutti impeccabili e diretti con maestria. Tre nomination tecniche agli Oscar e nessun premio per quest'opera fortemente incompresa e sottovalutata, che testimonia come la critica "ufficiale" si muova spesso seguendo correnti di pensiero omologate ed "alla moda".

Voto:
voto: 4/5

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