venerdì 28 aprile 2023

Everything Everywhere All at Once (2022) di Daniel Kwan , Daniel Scheinert

Evelyn e Waymond sono una coppia di cinesi trapiantati in America dove gestiscono una lavanderia a gettoni. I due vivono insieme al nonno Gong Gong (padre di Evelyn) e alla loro giovane figlia Joy, ragazza irrequieta che ha una relazione omosessuale con Becky che la porta in costante rotta di collisione con sua madre. Convocati nell'ufficio delle imposte dalla zelante ispettrice Beaubeirdre per una faccenda di tasse non pagate correttamente, i due coniugi precipitano in una incredibile "realtà" di universi paralleli e differenti "versioni" di sè stessi, con una fondamentale missione da compiere: riuscire a fermare una pericolosa entità entropica simile ad un buco nero, creata da una misteriosa figura chiamata Jobu Tupaki, che potrebbe distruggere tutti gli universi alternativi esistenti con la sua energia distruttiva. Dopo l'iniziale spaesamento Evelyn capisce di avere un ruolo cruciale in questa surreale avventura e si decide ad entrare in azione quando scopre la vera identità di Jobu Tupaki. Stravagante commedia di azione, scritta e diretta dal duo Daniel Kwan e Daniel Scheinert con tocco leggero e tono grottesco, che mescola, in modo spudorato e canzonatorio, una pletora di stili, suggestioni e generi diversi. Si passa infatti dalla tipica comedy di ambientazione familiare all'avventura fantastica, dalla fantascienza al cinema di arti marziali che ammicca all'action rocambolesco proveniente da Hong Kong, senza dimenticare comicità slapstick, influenze provenienti dai videogiochi e dal mondo dei super eroi, soluzioni visive volutamente artigianali sempre in bilico sul crinale del kitsch ed una forte spruzzata di ironia irriverente e politicamente scorretta, che vira talvolta nel demenziale. C'è davvero molto, anzi troppo, in questo film strambo e visionario prodotto dai fratelli Russo (quelli della Marvel e degli Avengers), che hanno creduto fin da subito in questo copione eccentrico, divertito e divertente, ma anche troppo fracassone per potere andare oltre il semplice intrattenimento. Eppure, tra una battuta spinta ed un combattimento di kung-fu, tra salti nel multiverso e situazioni assurde che cadono nel becero, il film ha anche qualche semiseria ambizione di critica riflessione sociale, svolazzando impunemente attraverso temi importanti come il razzismo verso gli extra-comunitari, i conflitti intergenerazionali tra genitori e figli, i problemi dell'adolescenza, la miope rigidità di certi burocrati e il diritto alla piena libertà dei gusti sessuali. Ma, in questa folle centrifuga di visioni, azioni e dialoghi messa in scena dai registi, c'è una tendenza all'eccesso frenetico che finisce per frastornare, impedendo allo spettatore di gustarsi i momenti migliori, che comunque non mancano. Diviso in tre blocchi narrativi ("Everything", "Everywhere" e "All at Once") il film guarda nostalgicamente agli anni '80, di cui cerca ripetutamente di ricreare le atmosfere, e infatti non è casuale la presenza dell'attore Ke Huy Quan, che divenne famoso da bambino grazie a pellicole di culto come I Goonies (The Goonies, 1985) di Richard Donner e Indiana Jones e il tempio maledetto (Indiana Jones and the Temple of Doom, 1984) di Steven Spielberg. Generalmente apprezzato da gran parte della critica per il suo tono scanzonato e per la sua energia esplosiva, il film ha sorpreso tutti facendo il colpo grosso alla notte degli Oscar, dove ha portato a casa ben 7 statuette "pesanti": miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior montaggio e ben 3 Oscar agli attori (Michelle Yeoh, Ke Huy Quan, Jamie Lee Curtis). Indubbiamente troppa grazia e netta sensazione di sopravvalutazione, se non addirittura abbaglio, da parte dell'Academy, mai così anticonformista come in questo caso.
 
Voto:
voto: 3/5

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