venerdì 28 aprile 2023

The innocents (De uskyldige, 2021) di Eskil Vogt

Durante le vacanze estive la piccola Ida si trasferisce con la sua famiglia in popoloso sobborgo periferico norvegese. Nonostante il suo disagio per il nuovo quartiere e per la presenza (per lei ingombrante) di sua sorella maggiore Anna, affetta da una grave forma di autismo che le impedisce di esprimersi e di comunicare attraverso un linguaggio comprensibile, Ida fa amicizia con il suo coetaneo Benjamin, uno strano ragazzino un po' inquietante che sembra possedere poteri telecinetici e che la trascina in "giochi" sempre più sinistri e pericolosi. Quando nel gruppo entra anche Aisha, che riesce a comunicare telepaticamente con Anna con la quale stabilisce fin da subito un rapporto stretto e privilegiato, le dinamiche interne alla compagnia iniziano a corrompersi e scoppia presto il dramma. Secondo lungometraggio del talentuoso Eskil Vogt, sette anni dopo il precedente Blind (2014), principalmente conosciuto al pubblico come fedele sceneggiatore di Joachim Trier, per il quale ha finora scritto  tutte le pellicole. The innocents è un inquietante thriller che vira nel fantastico, algido nelle atmosfere, cupo nei toni e fortemente crudele nei contenuti, ma senza mai indulgere nella morbosa esplicitazione grafica della violenza che, saggiamente, resta quasi sempre fuori fuoco, pur essendo concettualmente raccapricciante. Il titolo è un evidente omaggio al capolavoro omonimo di Jack Clayton del 1961, che è uno dei capisaldi assoluti del genere horror, volutamente richiamato per la tematica comune dei bambini "diabolici"; una materia forte, politicamente scorretta, per molti addirittura insostenibile, ma che, se declinata con la giusta astrazione metaforica, riesce ad essere incredibilmente potente ed incisiva. Come in questo caso. Il contrasto tra il candore infantile dei personaggi e le azioni malvagie che essi commettono è indubbiamente disturbante, ma in perfetto sincrono con l'intento narrativo: i piccoli protagonisti, proprio in virtù della loro incontaminata "innocenza", sono puri, categorici, limpidi e quindi anche capaci di un male assoluto, perchè esercitato senza condizionamenti, vincoli, ipocrisia, sensi di colpa o mediazioni etiche. Prendendosi tutto il tempo necessario per approfondire la psicologia dei personaggi principali, Vogt riesce a rendere straniante anche l'antitesi tra il microcosmo di un ambiente sociale scandinavo (notoriamente sinonimo di efficienza, disciplina ed operosità) e quello che avviene all'interno del gruppo di bambini. Inoltre l'autore riesce (e questa è la miglior cosa del film) a scavare un solco profondo, che sancisce il netto confine tra il mondo degli adulti e quello dei minori, come splendidamente evidenziato a livello simbolico nella memorabile sequenza finale, che è effettivamente difficile da dimenticare (la tragica "lotta" che avviene silenziosa alla luce del giorno, davanti a tutti e senza che nessuno se ne accorga). Da rimarcare altresì qualche passaggio inutilmente tortuoso, qualche eccessivo calo di ritmo e qualche forzatura nella tematica sovrannaturale; sono peccati veniali "di gioventù" di un artista che è bravissimo nella scrittura ma che ancora deve trovare la piena asciuttezza nella regia, in modo da rendere il proprio racconto per immagini persino più aguzzo. E, nel caso di una storia come questa, più agghiacciante.
 
Voto:
voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento