Miracolosamente sopravvissuto agli eventi del precedente terzo capitolo, il killer solitario John Wick si nasconde con l'aiuto dei pochi amici che gli sono rimasti e cura le sue ferite nell'attesa di riprendere la lotta contro la Gran Tavola (il governo reggente del crimine mondiale) che lo ha scomunicato e continua a braccarlo senza tregua. Per stanarlo e ucciderlo una volta per tutte, i suoi nemici reclutano il viscido Marchese de Gramont, a cui vengono dati pieni poteri pur di ottenere il suo scopo. In un lungo peregrinare tra New York, Osaka, Berlino e Parigi, John Wick cerca disperatamente di risolvere il suo problema, incontrerà figure emerse dal suo oscuro passato ed affronterà in una sfida all'ultimo sangue nuovi terribili nemici, tra cui un imbattibile assassino giapponese, Caine, cieco ed esperto di arti marziali, ed un misterioso cecchino di colore che lo segue ovunque e sembra prevedere in anticipo tutte le sue mosse. Il quarto roboante e (si spera) ultimo film della saga crime di John Wick, ancora diretto egregiamente dall'ormai navigato Chad Stahelski, riesce ad alzare, nuovamente, un tantino più in alto l'asticella qualitativa del cinema d'azione americano, senza tradire le smisurate attese che lo accompagnavano e facendo la gioia dei sempre più numerosi fans del franchise, il cui inaspettato successo commerciale è stato puntualmente crescente ed oltre ogni aspettativa, proprio come il valore artistico e stilistico dei singoli episodi. In un mix sfavillante e adrenalinico di violenza da fumetto, scontri selvaggi con ogni tipo di arma, inseguimenti forsennati, duelli d'altri tempi, mattanze inaudite e antiche "sette" criminali, questo John Wick 4 sa regalarci azione al fulmicotone, una suggestiva varietà di luoghi e di ambientazioni, magnifici personaggi tridimensionali ed un finale di potente suggestione evocativa, che chiude nel miglior modo possibile la saga iniziata nel 2014. C'è quasi da gridare al piccolo miracolo per quanto saputo fare da Stahelski, che ha donato una nuova giovinezza artistica alla carriera di Keanu Revees ed ha creato un universo mitologico di oscura fascinazione simbolica, sospeso tra il mondo dei comics e quello dei videogiochi, agile nella messa in scena e mai serioso, anzi pervaso da una sottile ironia nera che tutto soccorre e tutto giustifica, garantendo stabilmente un irresistibile intrattenimento senza mai fare troppo a pugni con la sospensione dell'incredulità. Questo nuovo capitolo delle imprese del killer silenzioso e letale come la morte stessa, vede il ritorno di tutti i vecchi personaggi, con l'aggiunta di nuovi amici e di nuovi cattivi, tutti ben caratterizzati. Al cast storico (Keanu Reeves, Ian McShane, Laurence Fishburne, Lance Reddick) si aggiungono le new entry Bill Skarsgård, Shamier Anderson, Clancy Brown, Scott Adkins e, soprattutto, Donnie Yen e Hiroyuki Sanada, che con il loro carisma e la loro fisicità sanno offrire una decisiva marcia in più alla pellicola. Prendendosi tutto il tempo necessario nella sue quasi tre ore di durata, il film alterna con giusto equilibrio i momenti di azione iperbolica (sempre splendidamente coreografati con la consueta cornice stilistica, vigore plastico e ricchezza di invenzioni) a quelli più meditativi, nei quali abbiamo modo di conoscere i nuovi personaggi, approfondire le rispettive motivazioni e scoprire ulteriori elementi sul passato del nostro (anti)eroe. Estremamente curato in ogni dettaglio e nuovamente impaginato in una confezione estetica lussureggiante, il film viaggia spedito verso il finale "perfetto" attraverso una lunga serie di sequenze da incorniciare, una più riuscita dell'altra: la battaglia di Osaka, i sotterranei della Ruska Roma, la discoteca berlinese che sembra un girone dantesco, la sparatoria nella vecchia casa ripresa come un videogame, lo scontro furioso nel traffico caotico dell'Arco di Trionfo, le lunghe scalinate del Sacré-Cœur parigino, fino alla stupefacente resa dei conti all'alba, un attimo prima che la capitale francese si risvegli per un nuovo giorno. John Wick 4 stratifica quanto visto nelle pellicole precedenti e lo sublima con eccellenza, tramutando in epica il mondo, le gesta e la leggenda dell'infallibile assassino venuto dall'Est, senza dimenticare un pizzico di romanticismo tragico, il solito gustoso autocitazionismo e la teatrale arena del fato, dove tutto deve concludersi alla maniera antica, in un lavacro purificatore di sangue da versare, di colpe da espiare, di sacrifici da compiere e di vendette da ottenere.
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