domenica 2 gennaio 2022

Falling - Storia di un padre (Falling, 2020) di Viggo Mortensen

Willis Peterson è un vecchio testardo e collerico, affetto da demenza senile, un uomo spigoloso e scorbutico con cui è praticamente impossibile andare d'accordo: maschilista, omofobo, antiquato, razzista, greve nei modi, sboccato nel linguaggio e privo di ogni forma di empatia o sensibilità nei riguardi del prossimo. John è il suo figlio maggiore, che lo assiste con dedizione amorevole e ne tollera con incredibile pazienza gli scatti d'ira, le offese continue e le costanti provocazioni dovute alla sua omosessualità. Ma quando questi porta suo padre nella sua casa in California, dove vive felicemente con il suo compagno Eric e con la figlia adottiva Monica, il rapporto conflittuale diventa sempre più teso e la stoica resilienza di John viene messa a dura prova dagli atteggiamenti sgarbatamente sopra le righe di Willis. Esordio registico, a lungo rimandato, dell'attore (e artista a tutto tondo) Viggo Mortensen, americano di origini danesi, da sempre interprete sensibile e raffinato, caratterialmente schivo e renitente ai riflettori dello showbiz hollywoodiano. Mortensen si è lanciato anima e corpo in questo progetto di antica e complessa gestazione, in qualità di produttore, sceneggiatore, regista, autore della colonna sonora e attore coprotagonista, insieme ad uno straordinario Lance Henriksen, che interpreta magnificamente il torvo patriarca Willis con una performance da Oscar. Il risultato è un piccolo grande film indipendente, intimo, dolente e profondamente personale, in cui Mortensen ha inserito numerosi elementi autobiografici della sua infanzia, realizzando un toccante dramma familiare privo di retorica che ci parla di traumi insanabili, rapporti difficili, tolleranza, abnegazione, egoismo ed incomprensione, tratteggiando un formidabile duetto-duello tra un padre insopportabile ed un figlio devoto fino al limite dell'umiliazione. E' un film di attori in cui sono tutti bravissimi: Lance Henriksen mattatore a tutto tondo, Viggo Mortensen in uno sfumato esercizio di recitazione trattenuta, che lavora costantemente per sottrazione ma riesce ad esprimere attraverso lo sguardo tutta la tempesta interiore di emozioni tenute a freno con profonda sofferenza. E poi ancora Sverrir Gudnason nei panni del giovane Willis o Hannah Gross in quelli della madre di John (che ci vengono raccontati in flashback continuamente alternati agli eventi del presente), e senza dimenticare Laura Linney, che compare in una singola scena nel ruolo della seconda figlia di Willis ma che riesce a dimostrare ampiamente la sua notevole qualità espressiva. Sicuramente un'opera prima interessante ed un incoraggiante esordio per Mortensen regista, capace di affrontare tematiche complesse e delicate con classica misura, sottigliezza di sfumature e delicatezza di stile, e che non dimentica la sua riconoscenza verso il suo mentore David Cronenberg (incontrato in età matura ma artisticamente essenziale per la sua carriera), a cui concede un riuscito cameo nei panni di un medico proctologo.

Voto:
voto: 3,5/5

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