domenica 2 gennaio 2022

I molti santi del New Jersey (The Many Saints of Newark, 2021) di Alan Taylor

La voce "fantasma" del gangster italoamericano Christopher Moltisanti racconta la storia della sua famiglia nella Newark degli anni '60: suo nonno "Hollywood Dick" Moltisanti rientra da un viaggio in Italia portando con sè la sua nuova giovanissima moglie, una bella ragazza napoletana di nome Giuseppina che non conosce una parola d'inglese ma che, pur di inseguire il suo Sogno Americano, ha accettato di sposare un vecchio. Dickie Moltisanti, figlio di "Hollywood" e futuro padre di Christopher, rimane subito folgorato dalle grazie della sua inattesa "matrigna" e questo porterà ad una serie di conflitti con l'anziano genitore che la maltratta continuamente nel tentativo di dominarne gli ardori giovanili. Dickie è uno dei capi della famiglia mafiosa dei DiMeo insieme ai fratelli Soprano (Johnny e Junior), che gestiscono tutte le attività illegali del New Jersey, tra cui gioco d'azzardo, usura, estorsione,  contrabbando e furti di beni di consumo su larga scala. Mentre iniziano i primi scontri con i nuovi emergenti criminali afroamericani, che intendono mettersi in proprio e liberarsi dal giogo degli italiani, Dickie deve gestire una lunga serie di problemi legati al business di famiglia, ma anche di natura personale e sentimentale, senza dimenticare l'educazione del giovane Tony Soprano, figlio adolescente di Johnny, che vede nello zio il suo mentore, la sua fonte d'ispirazione e il padre che avrebbe sempre voluto avere. La celeberrima serie televisiva "I Soprano", andata in onda tra il 1999 e il 2007 in sei stagioni e 86 episodi, adorata da vaste schiere di ammiratori in tutto il mondo, pluripremiata e lodata dalla critica di ogni latitudine, viene giustamente ritenuta una pietra miliare fondante della moderna serialità televisiva, che ormai compete quasi alla pari con il cinema per qualità tecniche, spessore dei temi, ampiezza delle proposte e seguito degli spettatori. A causa del suo finale ambiguo, molto controverso e largamente dibattuto dai fans, sono in tanti ad aver sempre auspicato una sua prosecuzione, resa purtroppo impossibile dalla morte prematura del compianto James Gandolfini, magistrale interprete del boss mafioso Tony Soprano, entrato prepotentemente nei cuori del pubblico grazie a questo ruolo iconico. Probabilmente anche per questo motivo David Chase, creatore della serie e dei personaggi, ha deciso di scrivere questo prequel, affidando la regia ad Alan Taylor, che già aveva diretto alcuni episodi della lunga saga televisiva prodotta dalla HBO. Il risultato è un efficace mafia-movie violento e teso, che racconta con ambientazioni pregnanti, ricchezza di sfumature e profondità psicologica quel mondo spesso mitizzato con nostalgia dai racconti di Tony Soprano/James Gandolfini, con particolare riferimento alla figura sempre evocata dell'adorato zio Dickie Moltisanti, alla cui decisiva influenza Tony deve la sua scelta di seguire gli affari di famiglia, imboccando la strada (senza ritorno) del crimine mafioso. Questo film ha il merito di andare oltre il semplice tributo malinconico al fandom dei Soprano, riuscendo a vivere di vita propria al punto da risultare perfettamente fruibile (e godibile) anche da coloro che non conoscono la famosa saga criminale. Più che al personaggio del giovane Tony, che qui appare come coprotagonista, la pellicola è dedicata all'ambiguo, carismatico e tormentato Dickie Moltisanti (che nella serie era stato molte volte citato nei racconti di famiglia), attraverso cui viene costruito un sapiente affresco sulla così detta "epoca d'oro" della mafia italoamericana, poco prima che lo spaccio degli stupefacenti diventasse il business principale, aumentando a dismisura guadagni e potere, ma anche la violenza, i tradimenti e le sanguinose faide interne. Sono numerosi e immancabili i riferimenti, gli omaggi e le citazioni sia alla serie televisiva sia al cinema crime di Martin Scorsese, anche per la presenza di forte spessore nel cast di Ray Liotta, impegnato in un doppio ruolo. Sono almeno tre i motivi principali che rendono quest'opera da non perdere: 1) la notevole interpretazione di Alessandro Nivola nei panni di "zio Dickie"; 2) vedere all'opera il giovane Michael Gandolfini (figlio di James) nel ruolo che regalò il successo mondiale a suo padre; 3) i dialoghi quasi onirici nel parlatorio del carcere tra Dickie e suo zio Salvatore Moltisanti, che sembrano evocare metaforicamente le confessioni di psicoanalisi che Tony Soprano intratteneva nel serial con la dottoressa Jennifer Melfi.

Voto:
voto: 3,5/5

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