domenica 2 gennaio 2022

La ragazza di Stillwater (Stillwater, 2021) di Tom McCarthy

Bill Baker, operaio del settore petrolifero dell'Oklahoma, uomo di poche parole dal passato difficile, sbarca a Marsiglia per far visita a sua figlia Allison, da 5 anni reclusa in prigione per l'omicidio di una sua coinquilina di cui lei si è sempre dichiarata innocente. Tormentato dai sensi di colpa, Bill si scontra con le differenze culturali e le barriere linguistiche di un mondo in cui si sente alieno, ma ottiene l'aiuto inatteso dell'attrice Virginie, che si offre di fargli da interprete e gli subaffitta una camera del suo appartamento. L'uomo allaccia una tenera relazione con la donna e con la sua piccola figlia Maya, mentre cerca di ricostruire il rapporto con Allison, iniziando a indagare per conto proprio al fine di dimostrare la sua innocenza. Intenso dramma intimistico di Tom McCarthy, ben scritto, diretto con asciutta efficacia e interpretato magnificamente da un cast eccellente in cui spicca un ottimo Matt Damon, che ci offre una della sue performance più mature e sofferte. Bravissime anche le tre interpreti femminili (Camille Cottin, Abigail Breslin, Lilou Siauvaud), perfettamente credibili e capaci di incarnare il rispettivo ruolo con toccante espressività. L'ambientazione "in trasferta" nel colorato crogiolo multietnico marsigliese, visto da una prospettiva rigorosamente americana, è di grande forza espressiva e costituisce uno dei capisaldi dell'opera per come riesce a tradurre in immagini il senso di alienazione del protagonista, straniero in terra straniera, che simboleggia la difficoltà di integrazione tra culture diverse che è uno dei temi principali del film. Innestando una sottotrama gialla in un dramma di natura familiare ed esistenziale, l'autore riesce nell'intento di raccontare senza enfasi, retorica o spettacolarizzazioni gratuite, una complessa vicenda che affronta temi delicati come colpa e redenzione, fallimento e riscatto, scontro tra civiltà diverse e ricerca di una seconda occasione, senza dimenticare il sottile relativismo di concetti come giustizia, bene e male, spesso talmente sfumati da risultare di arduo discernimento di fronte alla fragilità dell'essere umano. Presentato fuori concorso al 74° Festival di Cannes, il film ha ottenuto generali consensi da parte di critici e addetti ai lavori, e merita ampiamente la visione per il suo tono secco, il suo sguardo adulto e la sua prospettiva teneramente disincantata sulla difficoltà dei rapporti umani.
 
Voto:
voto: 3,5/5

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