venerdì 25 aprile 2014

Dellamorte Dellamore (Dellamorte Dellamore, 1994) di Michele Soavi

Francesco Dellamorte fa il guardiano notturno del cimitero di Buffalora, anonimo paesino del nord Italia, aiutato dal fedele Gnaghi, un ritardato che si esprime emettendo unicamente il suono "gna". Per una strana epidemia i morti tornano in vita e fuoriescono dalle tombe come zombi, così che al nostro non resta altro che finirli con un colpo di pistola in testa per poi seppellirli nuovamente. L'incontro con una procace vedova bionda venuta in visita alla tomba del marito sconvolgerà l'esistenza del cinico Dellamorte, facendogli provare i palpiti dell'amore. Tratto da un racconto di Tiziano Sclavi (creatore di Dylan Dog) e da un albo speciale del medesimo indagatore dell'incubo, è un horror macabro e malinconico intriso di ironia corrosiva che è il vero collante per giustificare gli stravaganti personaggi. Soavi è un discreto artigiano del genere che qui cerca di lanciarsi in un "pericoloso" citazionismo, ma non mancano le rovinose cadute di stile, specialmente in relazione al personaggio della Falchi, tanto giunonica quanto coatta. A riscatto del film c'è il casting indovinato per i due attori maschili (il dylaniano Everett e Hadji-Lazaro/Gnaghi) ed un finale visivamente notevole. Croce e delizia, come la maggior parte del cinema di genere italiano.

Voto:
voto: 3/5

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