mercoledì 30 aprile 2014

Nymphomaniac - Volume 2 (Nymphomaniac: Vol. II, 2013) di Lars von Trier

Secondo capitolo della lunga seduta di autonalisi con cui il regista danese si mette "a nudo", evidenziando la sua natura "bipolare", di cui Joe e Seligman rappresentano, appunto, gli estremi opposti. Questo processo, che è alla base dell'opera, appare ancora più evidente, rispetto al film precedente, in questa parte finale che è anche più cupa, più provocatoria, più cattiva ma, tutto sommato, meno geniale del capitolo I. Il viaggio della ninfomane Joe prosegue da dove si era interrotto, ovvero dalla perdita improvvisa del piacere sessuale (per "colpa" dell'amore), per cui la nostra inizia un tenebroso percorso di esplorazione di tutte le tendenze, perversioni e deviazioni della materia erotica. Con lucido rigore, ed evidenti influenze sadiane, von Trier ci immerge in un caleidoscopio di situazioni estreme, tutte profondamente amorali, alternando sadismo, blasfemia, stereotipi, ironia nera, depravazione e citando espressamente il suo precedente Antichrist (anche allora con la Gainsbourg musa protagonista). Il percorso, doloroso, di Joe appare quasi scientifico nella sua disperata ricerca di un'identità attraverso il piacere, per mezzo del quale affermare il proprio io, abbattere la solitudine indotta dalla "diversità" e separare risolutivamente il sesso dall'amore. Rispetto al volume I questo è un film più tetro, più filosofico, meno geniale, ma forse ancora più efficace per spessore tematico, profondità simbolica e vertigine morale inevitabilmente indotta. Il finale nichilista e, probabilmente, inevitabile sancisce definitivamente la radicale misantropia dell'autore ma esprime anche, chiaramente e coraggiosamente, la sua posizione in merito alla questione "ragione vs. istinto", pilastro del film. L'insieme delle due parti è, senza alcun dubbio, l'opera della piena maturità ed il manifesto più intimo del regista nordico.

Voto:
voto: 4/5

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