giovedì 7 agosto 2014

Arancia meccanica (A Clockwork Orange, 1971) di Stanley Kubrick

Capolavoro controverso, ma straordinario, di Stanley Kubrick che suscitò un autentico caso alla sua uscita per le scene di violenza, divise la critica, appassionò il pubblico e fu ritirato anzi tempo dalle sale inglesi, paese in cui resta, a tutt'oggi, bandito. Tratto dall'omonimo racconto breve di Anthony Burgess, che mai si sarebbe aspettato un simile clamore mediatico con conseguente improvvisa notorietà, è ambientato in una Londra futuribile, sospesa tra Orwell e la "pop art", e racconta, in soggettiva, le "avventure" di Alex, giovane spiantato che trascorre le sue giornate tra indolenza, sesso, ultra-violenza, Beethoven, stupri, furti e omicidi insieme alla sua gang di sordide canaglie, denominati i "drughi". Ma un giorno finisce in carcere e viene "rieducato" con una terapia scientifica rivoluzionaria, sponsorizzata da un politico emergente a caccia di potere e denominata "trattamento Ludovico". La cura inibisce gli istinti violenti dell'uomo, inducendo una sensazione di generale malessere fisico che ne impedisce l'insorgere in presenza di situazioni "a rischio". Ma questo rende Alex un vegetale, una tigre senza artigli, incapace di difendersi da un mondo altrettanto violento che subito si approfitterà della sua improvvisa debolezza, e, più di tutto, finisce per privarlo della libertà di scelta, che è alla base dell'essere umano. Opera spiazzante e geniale, è un incubo distopico, raccontato in tono onirico, che abbraccia vari generi (fantascienza, dramma, horror, grottesco, critica sociale) e li trascende tutti per ergersi a formidabile trattato universale sul libero arbitrio e sull'ipocrisia del potere, più che sulla violenza come invece i più hanno voluto intendere. Dall'esile materiale narrativo di partenza Kubrick riesce a creare un mondo, e un linguaggio, che ci offrono un'agghiacciante visione di un possibile futuro, in cui gli elementi kitsch accostati a quelli avveniristici donano ulteriore contrasto, e quindi spessore, alle tematiche affrontate che sono enormi, attuali e capaci di suscitare profonde vertigini morali, come il film stesso. Altresì memorabile l'interpretazione di Malcolm McDowell, nel ruolo (della sua vita) del "drugo" Alex, che ci regala un formidabile cattivo a tutto tondo, ambiguo, suadente, sensuale, ammiccante, che si rivolge allo spettatore per tutta la durata del film, rendendolo partecipe e "complice" delle sue malefatte e delle ingiustizie subite. Il tono confidenziale di Alex (l'intero film ci viene mostrato attraverso i suoi occhi e con la sua voce fuori campo che fa da narratore) fu uno dei principali motivi di "scandalo" della critica benpensante, ma serviva a porre l'accento sui reali bersagli della pellicola: ovvero la violenza del potere compiuta in nome della "ragion di stato". Come sempre in Kubrick è fenomenale l'utilizzo delle musiche (in questo caso Beethoven e Rossini) e l'impianto tecnico, che ci regala immagini indimenticabili: ad esempio l'uso distorcente del grandangolo per favorire l'immersione nel mondo da incubo della folle mente di Alex o il fast motion nella scena di sesso occasionale, voracemente consumato con le "devocke". Menzione speciale anche per la fotografia e le scenografie: i colori saturati, la luce fredda, gli oggetti bizzarri, le geometrie stranianti che vogliono evidenziare, con metafore di ingegnoso vigore espressivo, la dissociazione morale del protagonista (sul filo continuo tra realtà e sogno) e lo strappo indotto dal dilemma etico alla base dell'opera, ovvero: privare l'uomo della possibilità di scelta è una violenza tollerabile per impedire altre violenze ? Arancia meccanica, opera cruciale e snodo problematico degli anni '70, è un memorabile apologo sul libero arbitrio, sul potere e sulla violenza, raccontato in chiave onirico fantastica. Resta a tutt'oggi insuperato per lucidità di concezione, acutezza della critica, visionarietà dello sguardo. E' il più geniale ed acuto contro-manifesto sulla violenza.

La frase: "Eccomi là. Cioè Alex e i miei tre drughi. Cioè Pit, Georgie e Dim. Eravamo seduti nel Korova milkbar arrovellandoci il gulliver per sapere cosa fare della serata. Il Korova milkbar vende "latte+", cioè diciamo latte rinforzato con qualche droguccia mescalina, che è quello che stavamo bevendo. È roba che ti fa robusto e disposto all'esercizio dell'amata ultraviolenza."

Voto:
voto: 5+/5

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