Le notti di Cabiria è uno dei film più noti del regista, ma, anch’esso, all’uscita, creò sconcerto per i continui slittamenti dai toni realistici della descrizione ambientale a una sorta di lunare astrazione, con momenti di magica sospensione (l’incontro con il mago durante lo spettacolo di varietà) o di accensione visionaria (la processione del Divino Amore). E’ però un film fondamentale nella carriera del Maestro di Rimini perchè segna il passaggio dal primo Fellini (diviso tra tensione morale, dilemmi religiosi, sensibilità sociale, autobiografismo e digressioni poetiche) a quello della maturità, più scettico e critico, in fuga da una realtà carica di angosce e funesti presagi verso un universo fantastico, fatto di ricordi, illuminazioni, miti personali, trasfigurazioni oniriche, tentazioni esoteriche, mistificazioni consolatorie, illusionismo magico.La storia della piccola prostituta "Cabiria" (Giulietta Masina, bravissima e premiata a Cannes), umiliata ed offesa ma salvata dall’istintivo vitalismo, non ha più né gli accenti tragici né quelli allegorici di una parabola sulla "grazia", come i precedenti La strada e Il bidone. Fellini manifesta un sempre maggiore scetticismo sui valori religiosi, denunziandone il sottofondo di credulità e superstizione, ed evolve verso un laicismo scettico e problematico, che esorcizza i dubbi dell’anima attraverso il potere liberatorio della fantasia. Pasolini collaborò con Fellini per la scrittura dei dialoghi. Il film fu insignito dell'Oscar come miglior film straniero, seconda volta per Fellini dopo La strada. Analogo prestigioso riconoscimento verrà poi assegnato anche a 8½ e Amarcord.
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