mercoledì 25 gennaio 2017

Arrival (Arrival, 2016) di Denis Villeneuve

La dottoressa Louise Banks è una stimata linguista con una tragedia familiare alle spalle, che viene convocata dall’esercito per una missione straordinaria: cercare di comunicare con entità aliene che hanno inviato dodici astronavi in punti diversi della terra. Coadiuvata dal fisico Ian Donnelly, la Banks dovrà trovare un protocollo di comunicazione con i misteriosi visitatori per capire chi sono, cosa vogliono e da dove vengono. Mentre tutto intorno cresce l’isteria dei paesi più belligeranti, che vorrebbero attaccare gli alieni in cui vedono una possibile minaccia, la Banks cerca di decifrare la scrittura simbolica degli ospiti e stabilire con essi un rapporto di reciproca fiducia, in una disperata corsa contro il tempo. Dal racconto "Storia della tua vita" di Ted Chiang, il promettente Denis Villeneuve ha tratto un ambizioso film di fantascienza esistenziale con intenti filosofici, corroborato da spunti scientifici verosimili (la teoria di Sapir-Whorf) per rinforzarne la tesi e nobilitarne l’impianto concettuale. Il tema dell’incontro tra umani e alieni è stato ampiamente abusato da tutta la fantascienza (sia letteraria che cinematografica) al punto che ormai è difficile aspettarsi qualcosa di nuovo. Il regista canadese ci riesce solo in parte, muovendosi sulla scia di Spielberg (Incontri ravvicinati del terzo tipo), Zemeckis (Contact) e soprattutto del recente Interstellar di Christopher Nolan. Senza svelare troppo della trama possiamo limitarci a dire che il tentativo (encomiabile) di realizzare un’opera di fantascienza “colta” per il grande pubblico ha dato vita ad un’affascinante miscela di sci-fi emotiva improntata sul fattore umano, che cerca di scavare nel profondo del nostro animo. Ma non tutto quadra e non tutto convince tra pseudo scienza divulgativa e digressioni filosofiche esistenzialistiche. Come a dire: prendi Tarkovskij e piegalo alle regole del mainstream, barattandone la poesia con il sentimentalismo e la capacità di astrazione con un più rassicurante didascalismo. Ma il film (che ha raccolto consensi quasi unanimi presso la critica e il pubblico) ha anche i suoi meriti nelle suggestioni ipnotiche (la straordinaria sequenza degli eptopodi che tracciano gli ideogrammi circolari sulla vetrata di separazione vale da sola il prezzo del biglietto), nell’approccio intimistico (come una dolce poesia malinconica sussurrata all’orecchio) e nel suo reale significato di elegia della vita nella sua pienezza, perchè, anche se il finale è certo, vale comunque la pena di assaporarne le emozioni. La confezione tecnica è di primissimo ordine e Villeneuve conferma il suo talento di autore emergente. Nel grande cast, che annovera Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker e Michael Stuhlbarg, svetta la protagonista femminile con un’interpretazione di coinvolgente intensità drammatica.

Voto:
voto: 3,5/5

Nessun commento:

Posta un commento