mercoledì 18 gennaio 2017

Captain Fantastic (Captain Fantastic, 2016) di Matt Ross

La famiglia Cash, sotto la guida intransigente del carismatico Ben (hippie anarchico, naturalista e anticonvenzionale), vive felicemente, per scelta, nei boschi del Nord America, evitando le tentazioni del consumismo, le comodità del progresso tecnologico e le restrizioni ideologiche imposte dai poteri politici o religiosi che tendono alla conformazione spersonalizzante degli individui. Il rude Ben ha deciso di abbandonare gli agi opulenti della civiltà del benessere materiale in nome di una vita sana, libera, selvaggia, all’insegna della natura, della spiritualità, del vigore fisico e della cultura, con cui ha cresciuto i suoi sei figli attraverso l’assidua lettura di grandi classici e la costante ricerca di un dialogo democraticamente costruttivo e libero da ogni tabù. Ma, un giorno, la morte improvvisa della moglie lo costringe a tornare nella così detta società “civile” e a fare i conti con l’astio dei suoceri, ricchi borghesi conservatori, che l’accusano di aver provocato la fine prematura della loro amata figlia. L’immersione imprevista nei comfort, nelle tentazioni e nelle scorciatoie del mondo consumistico farà vacillare l’insieme di certezze che Ben ha così faticosamente costruito per educare i propri figli ad uno stile di vita “diverso”, e il nostro dovrà gioco forza interrogarsi sulla bontà del suo operato e delle sue scelte estreme. Vivace commedia indipendente, diretta da Matt Ross con sfrenata esuberanza visiva, con evidenti ambizioni da apologo antropologico, con suggestioni da road movie utopistico e con riuscite incursioni nel dramma che, seppur tra toni grotteschi, inducono una riflessione problematica e intelligente sul tema centrale dell’opera: l’educazione dei figli. Attraverso il colorito confronto/scontro tra gli ideali dell’eccentrico Ben (che pur nei suo eccessi integralisti obbedisce sempre ad un chiaro codice morale) e il conformismo borghese dei suoceri, l’autore s’interroga sulla più ardua delle domande con cui ogni genitore, prima o poi, si è inevitabilmente dovuto confrontare: quale sia il modo “giusto” per educare i propri figli. Senza indulgere troppo nel facile moralismo e senza la folle pretesa di fornire delle risposte nette, l’autore (che pur simpatizza evidentemente per lo stile di vita naif di Ben e i suoi) sceglie la strada di un ambiguo relativismo, ben rappresentato dal finale non conclusivo. Pur tra qualche eccesso, svariati semplicismi e qualche forzatura ideologica, l’antitesi tra utopia e realismo, così come quella tra la rude libertà di un paradiso selvaggio e la suadente opulenza di un mondo prefabbricato, generano numerosi spunti di irresistibile comicità, ma anche momenti di fine riflessione su dove sta andando la società occidentale. Nel cast svetta un eccellente Viggo Mortensen (attore sempre oculato nelle sue scelte professionali che qui si concede anche una nuova scena di nudo integrale) nei panni dell’autoritario capofamiglia Ben Cash, in bilico sul filo sottile tra la genialità del vate e la follia dell’emarginato.

Voto:
voto: 4/5

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