In
un ipotetico futuro (a noi prossimo) la società ha bandito lo status di single e, tutti coloro che hanno superato una fascia d’età e si
trovano senza partner, vengono deportati in un hotel, solo apparentemente
lussuoso, nel quale vigono rigide regole comportamentali. Gli “ospiti” sono
costretti a socializzare tra di loro e hanno 45 giorni di tempo per trovare
l’anima gemella, altrimenti saranno trasformati in un animale da loro scelto al
momento del check-in. Per aumentare il periodo di permanenza i single possono anche dedicarsi alla
caccia ai ribelli che vivono nel bosco attiguo, guadagnando un giorno per ogni
dissidente catturato. David, scialbo uomo di mezza età lasciato dalla moglie e insofferente rispetto
ai rituali imposti nell’albergo, non riesce ad empatizzare con nessuno tra gli
“ospiti” e, prima di pagare il dazio della trasformazione, decide di fuggire
per unirsi ai ribelli nel bosco. Qui s’innamora, ricambiato, di una rivoltosa
con problemi di vista, ma scoprirà, suo malgrado, che le regole del nuovo
gruppo proibiscono i legami sentimentali. Ambizioso dramma di fantascienza
distopica costruito sul filo del paradosso dal greco Lanthimos, sotto la lente
deformante di un grottesco acido che a volte indulge in sequenze truci. L’evidente intento polemico nei confronti del
conformismo sociale, che il regista intende deridere attraverso quest'aspra
farsa dal tono dark, viene attenuato
dall’estrema seriosità di un’opera cinicamente ampollosa, così tronfia da
scadere nel sadismo ideologico. Il grande cast (Colin Farrell, Rachel Weisz,
John C. Reilly, Léa Seydoux) appare svogliato e poco in sintonia con questo pastiche di suggestioni e di influenze
dallo stile asettico che mira a suscitare (riuscendoci perfettamente) un ruvido
straniamento nello spettatore. Lanthimos gioca a fare l’Haneke ma senza
possederne il rigore concettuale, la densità tematica, l’estro stilistico e la
tagliente snellezza. L’eclissi dei sentimenti in un mondo ormai dominato da
mode, convenzioni, opportunismo e materialismo, non può che condurre ad un
nuovo Medioevo in cui la ragione ha ceduto il posto alla mostruosità e la
libertà individuale alle etichette sociali. E’ questo il messaggio di fondo di un’opera troppo austera per essere lucida e troppo bigia per cogliere realmente
nel segno. Il film ha ricevuto il Premio della Giuria al Festival di Cannes
2015. Il titolo (lobster) allude all’animale scelto da David in caso di
trasformazione: l’aragosta.
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