Negli
anni ’30 il giovane ebreo newyorkese Bobby Dorfman decide di lasciare la sua famiglia
nel Bronx per tentare il successo a Los Angeles con l’aiuto di suo zio Phil,
potente produttore cinematografico di Hollywood. Giunto nella mecca del cinema Bobby
s’innamora perdutamente della bella segretaria Vonnie, che però è già legata
sentimentalmente ad un uomo sposato ben più grande di lei. Bobby non si dà per
vinto e cerca in ogni modo di conquistare il cuore della ragazza, ma un’amara
sorpresa lo attende. Scintillante commedia nostalgica di Allen, che omaggia i
suoi miti (il cinema della vecchia Hollywood, la musica jazz degli anni d’oro),
ammicca al passato con riverente melanconia e ripropone con solida coerenza i
suoi temi prediletti (la difficoltà dei rapporti di coppia, New York contro Los
Angeles, la formazione ebraica, il cinismo esistenziale, l’ineluttabilità del
destino). Nonostante una filmografia smisurata che non ammette pause (Allen fa praticamente
un film all’anno e questa è la sua 46° pellicola da regista!), il grande autore
americano sa ancora regalarci lampi di genio e piccole perle come quest’opera elegantissima
e agile, la cui consueta leggerezza del tocco è impreziosita dalla sontuosa
confezione estetica, con la splendida fotografia del nostro grande Vittorio
Storaro, le ricche scenografie di Santo Loquasto ed il commento musicale jazz abilmente
selezionato dallo stesso autore. Tra bettole del Bronx, sfarzose ville
hollywoodiane e night club sofisticati, Allen ci offre un’abbagliante
fotografia dal gusto retrò della “Cafè Society”, epoca ammirata e idealizzata,
ma filtrata attraverso la propria personale concezione della vita e sensibilità
artistica. Non mancano, quindi, i graffi alla dissolutezza degli ambienti
hollywoodiani, i caustici strali alla religione e l’amaro disincanto in merito
alle relazioni umane, perennemente fugaci e fallibili a causa della congenita
debolezza dei suoi protagonisti. Il finale beffardo ambientato nella notte di
Capodanno è un po’ un compendio dell’Allen pensiero in merito al rapporto di
coppia e lo sguardo, ormai maturo, dell’autore sembra accarezzare con bonaria saggezza
i bei volti dei suoi giovani attori, costretti a fare i conti con la realtà. Quello
che manca è la tipica battuta fulminante che suggella il senso tragicomico
della vicenda, ma dobbiamo accontentarci di un sapido aforisma che il regista
fa pronuciare al giovane Bobby: “La vita
è una commedia scritta da un sadico commediografo”. Nel grande cast segnaliamo:
Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Blake Lively e Steve Carell, che svetta su
tutti gli altri confermando la sua recente predisposizione ai ruoli drammatici.
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