venerdì 24 febbraio 2017

La vedova nera (Black Widow, 1987) di Bob Rafelson

Alexandra Barnes è un agente federale che indaga sulla morte improvvisa (e apparentemente naturale) di tre uomini ricchi e da poco sposati con una ragazza più giovane che, in tutti e tre i casi, è sparita nel nulla dopo aver ereditato la fortuna del consorte. La tenace Alexandra è convinta che le morti siano, in realtà, degli omicidi e che dietro ci sia sempre la stessa donna che cambia identità. La nostra si mette sulle sue tracce e giunge alle isole Hawaii, dove conosce l’affascinante Catharine, sua sospettata numero uno, che sta per sposarsi con Paul, magnate e playboy del luogo. Ma le cose si complicano quando Alexandra finisce tra le braccia di Paul, cedendo al suo fascino, e la situazione diventa ancora più pericolosa. Torbido noir al femminile diretto con sottile tensione erotica dall’esperto Rafelson, che tratteggia abilmente uno scenario tanto intrigante quanto inverosimile. Il titolo evocativo chiarisce fin da subito la dinamica dell’assassina bella e letale, grazie al paragone con il famigerato aracnide, la cui femmina prima si accoppia e poi uccide il partner, inoculandogli il terribile veleno. Il film ha molti ammiratori e la sua capacità di costruire un conturbante patos a sfondo erotico è innegabile, anche grazie al physique du rôle delle due interpreti principali: Debra Winger (attrice di spicco negli anni ’80 grazie a diversi ruoli che sono rimasti nella memoria) e Theresa Russell (perfetta nei panni della dark lady spietata e maliarda). Peccato che il tutto venga un po’ infiacchito da due innegabili punti deboli: il finale consolante e la mancanza di approfondimento dell’evidente attrazione (psicologica ma anche sessuale) tra le due donne. Poli opposti che si attraggono o facce diverse dalla stessa medaglia ? Lo sviluppo di questo aspetto sarebbe stato un valore aggiunto e avrebbe conferito alla pellicola una straniante (e fertile) ambiguità tematica.

Voto:
voto: 3,5/5

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