mercoledì 22 febbraio 2017

Moonlight (Moonlight, 2016) di Barry Jenkins

Chiron è un afroamericano mite e introverso che vive in un problematico quartiere periferico di Miami, con una madre alcolizzata che non riesce a tenerlo lontano dai pericoli della strada. Durante la sua infanzia è vessato dai bulli, che lo eleggono a vittima ideale, ma trova conforto nel sincero legame con il duro Juan, uno spacciatore che lo prende in simpatia e gli vuol bene come fosse il padre che non ha mai avuto. Nel periodo adolescenziale  Chiron è sempre più confuso, tra pulsioni omosessuali e la ricerca del proprio spazio individuale, con la dura lotta quotidiana per non soccombere ai soprusi dei tanti prepotenti che affollano il suo sobborgo violento e degradato. Anche l’amicizia “speciale” con Kevin lo costringerà a fare i conti con la durezza della vita e la sua vera natura, perchè Chiron non vuol essere vittima ma neanche carnefice e troverà il modo di ribellarsi ad un sistema che non ne tollera la diversità. Intenso dramma sociale, diretto con lirica introspezione da Barry Jenkins, che descrive con vivido realismo una realtà che conosce alla perfezione: i ghetti neri di Miami, sua città natale. Il film è ispirato alla pièce teatrale di Tarell Alvin McCraney “In Moonlight Black Boys Look Blue”, che letteralmente significa “sotto la luce della luna i ragazzi neri sembrano blu”. Il regista costella il racconto di elementi autobiografici, fa espressamente citare il (bel) titolo dell’opera ispiratrice a uno dei protagonisti (Juan) e ne ricerca costantemente l’altezza poetica, pur nello squallore urbano in cui la vicenda è ambientata. Il film è diviso in tre segmenti lineari che rappresentano tre fasi della vita del protagonista (infanzia, adolescenza, età adulta) e che portano per titolo tre diversi nomi con cui egli viene di volta in volta chiamato (“Little”, “Chiron” e “Black”). Pur nelle pieghe di un aspro apologo impressionista sulla ricerca della propria identità sociale e sessuale (assolutamente struggente, in tal senso, la sequenza in cui il piccolo Chiron chiede a Juan il significato della parola “checca” e come fare a capire se lui lo è), l’opera alterna momenti di sincera emozione ad altri di didascalico naturalismo, con la costante sensazione di un tentativo di artificiosa estetizzazione. Dei tre segmenti il migliore è l’ultimo, con il serrato dialogo nel ristorante tra i due vecchi amici ritrovati, che lascia sottilmente trasparire il patos interiore e l’attrazione fisica che covano sotto la cenere del conformismo e dell’imbarazzo. Bravissimi tutti gli attori: da Trevante Rhodes ad André Holland, passando per il piccolo Alex Hibbert, con una menzione speciale per Mahershala Ali e Naomie Harris, entrambi candidati all’Oscar come non protagonisti. Il film ha avuto ben otto nomination agli Academy Awards 2017 (film, regia, sceneggiatura, attore e attrice non protagonista, montaggio, fotografia, colonna sonora) ed è stato premiato con tre statuette "pesanti" (film, sceneggiatura e Mahershala Ali). Con un approccio registico più sincero e distaccato sarebbe stata una pellicola di gran lunga migliore.

Voto:
voto: 3,5/5

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