Los Angeles, 1973. Gary Valentine, liceale quindicenne vispo e chiacchierone, incontra a scuola Alana Kane, una ragazza di dieci anni più grande di lui che ha una gran voglia di emanciparsi ma è ancora fortemente indecisa su cosa fare nella vita. Lui è subito stregato, la tampina e la travolge con tanti discorsi e le promette fin da subito il suo amore eterno. Lei è indecisa, un po' stizzita ma anche incuriosita da questo baldo ragazzone dal sorriso disarmante e dall'eloquio facile. Tra i due nasce uno strano rapporto che si cementa nel tempo e che li lega tra alti e bassi: si cercano, si perdono e si ritrovano, si dichiarano amici ma è evidente che c'è qualcosa di più che però non riesce ad emergere per impaccio, confusione e prese di posizione testarde. Gary è lanciato come giovane attore promettente, Alana lo assiste e gli fa da balia, poi si lascia coinvolgere nelle sue imprese imprenditoriali, passando dalla vendita di materassi ad acqua alle sale giochi. Intanto lei conosce altri ragazzi, viene sedotta dalle chimere del mondo del cinema e poi dall'attivismo politico, ma Gary finisce sempre per tornare sulla sua strada, in un modo o nell'altro. Sarà vero amore? Questa rutilante commedia sentimentale sul primo amore adolescenziale, prodotta, scritta e diretta da Paul Thomas Anderson (che ne ha curato anche la splendida fotografia insieme a Michael Bauman), è senza dubbio il film più personale, sentito, tenero, sorridente e frizzante dell'autore californiano. Ambientato nei luoghi e nei tempi della sua adolescenza, i formidabili anni '70 e quell'aggregato a perdita d'occhio di piccole villette a schiera che è la San Fernando Valley (la "quasi Hollywood" periferica dove Anderson è cresciuto, dove aveva già girato due pellicole precedenti, Boogie Nights (1997) e Magnolia (1999), e dove i sogni losangelini sono più urgenti e smisurati), questa sorta di novello "American Graffiti" dell'autore è un dolcissimo affresco agile, sbarazzino e frenetico, ora stralunato ora trascinante, tutto costruito sull'onda dei ricordi e delle emozioni, capace di catturare magnificamente lo spirito e le atmosfere dell'epoca attraverso immagini, musica, personaggi o dialoghi, e declinandole secondo la prospettiva palpitante di uno sguardo giovanile. E' un'opera spensierata che coinvolge e rasserena, instillando anche sottili punte di nostalgica malinconia; calda come un abbraccio, vitale come la forza dei primi turbamenti amorosi e dolcemente fugace perchè impalpabile, quasi fatta della stessa materia dei sogni. Forte di una regia calibrata di classica misura, di una fotografia luminosa fortemente evocativa, di una strepitosa colonna sonora composta dalle hits d'epoca e di interpretazioni eccellenti di giovani attori sconosciuti (Cooper Hoffman, Alana Haim), affiancati da star di navigata esperienza in ruoli secondari (Bradley Cooper, Sean Penn), è un ennesimo esempio che riconferma la piena maturità artistica dell'autore e la sua capacità di rinnovarsi e di sorprendere il suo pubblico, pur restando sempre coerente ai suoi temi e alla sua forte idea di cinema. Ormai da tempo definitivamente affrancatosi dai suoi "numi tutelari" (Altman, Scorsese, Kubrick), Paul Thomas Anderson ha raggiunto una personalità, uno spessore ed una visione totalmente autonomi, che lo collocano nell'Olimpo dei cineasti americani e gli fanno ben meritare l'appellativo di degno erede del grande Robert Altman. Il titolo, apparentemente strambo, si riferisce ad una catena di negozi di dischi molto conosciuta nella California meridionale durante gli anni '70 ed è l'epigrafe che suggella il forte legame affettivo di Anderson rispetto alla storia raccontata nell'opera, sbocciata come una impellente necessità dai suoi ricordi di gioventù, come a voler accarezzare, cullare e bloccare quei dolci fremiti imperiosi, le misteriose circonvoluzioni di quel "filo nascosto" che è l'amore. Questo film a rotta di collo in cui i protagonisti vanno sempre di corsa è molto più di un teen movie o di un racconto di formazione: è un inseguimento amoroso, è un soffio di libertà, è una brezza d'estate, è una romanza sentimentale che fotografa un'epoca, cattura un sogno e tende all'universalità, riflettendo, non senza un pizzico di amarezza, su come speranza, utopia, dolore e coraggio siano il sale della vita interiore, la ricetta contro il pungente rimorso delle occasioni perdute. Il viaggio nel tempo compiuto dall'autore, il ritorno a quell'entusiasmo contagioso di un'agiata "periferia" americana più innocente, in cui tutto sembrava ancora possibile per chi avesse il talento e l'ardore di osare, non è mai patetico o serioso, ma gioviale e brioso, ci porta per mano come un (ultimo) valzer euforico in cui gli unici veri "ostacoli" sono rappresentati dal mondo degli adulti (la penuria di benzina derivata dalla crisi petrolifera, il vanitoso maturo attore di Sean Penn, il regista fuori di testa di Tom Waits o lo stravagante produttore sottaniere di Bradley Cooper, tutti ispirati a personaggi reali su cui si può giocare a ipotizzare). Ed è impossibile non citare la performance magnetica dell'esordiente Alana Haim, che rifulge dallo schermo con il personaggio di Alana Kane, incredibilmente sensuale eppure imperfetta, non una Barbie angelica ma una donna reale, empatica, contraddittoria e tenera, in cui l'immedesimazione può scattare agevolmente. E l'altro protagonista alla sua prima esperienza è Cooper Hoffman, figlio del grandissimo e compianto Philip Seymour Hoffman, con cui Paul Thomas Anderson aveva una sintonia speciale e che, non a caso, compare in quasi tutti i suoi film. E, ovviamente, la presenza di Tom Waits suggella il legame sentimentale ed elettivo con il Maestro Altman. L'Academy Awards, dimostrando competenza e gusti raffinati, ha tributato alla pellicola tre meritatissime candidature "pesanti": miglior film, miglior regia e migliore sceneggiatura originale. E in tutte e tre c'è lo zampino di Paul Thomas Anderson, autodidatta della San Fernando Valley che ha raggiunto le vette del grande cinema d'autore.
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