martedì 15 febbraio 2022

Woman Walks Ahead (2017) di Susanna White

New York, 1889, alla fine delle guerre indiane. Caroline Weldon è una giovane donna nata in svizzera e di classe agiata, anticonformista, vedova, liberale, pittrice affermata, idealista animata da nobili principi e fiera sostenitrice della causa dei nativi americani. Con l'intento di dipingere dei quadri che ritraggono i pellerossa nel loro habitat naturale, parte da sola verso le grandi pianure del Dakota, diretta nella riserva dove gli ultimi Sioux sono stati confinati dall'esercito governativo. La donna riesce ad incontrare il leggendario capo Toro Seduto, lo convince a farsi ritrarre e tra i due nasce una sincera amicizia basata su fiducia e rispetto. Soprannominata in modo dispregiativo "Squaw bianca" dai coloni e dai soldati che vivono nel luogo, Caroline sarà oggetto di vessazioni, insulti e violenze da parte dei bianchi che la trattano come una pericolosa "traditrice" della causa nazionale. Mentre il suo operato diventa argomento di dibattito tra le alte cariche militari del remoto avamposto, il viscido Colonnello Silas Grove decide di sfruttare la situazione a suo vantaggio per provocare un nuovo "casus belli" e sbarazzarsi definitivamente del suo nemico Toro Seduto e degli ultimi indiani a lui fedeli che ancora covano speranze di ribellione verso gli invasori. Questo western biografico diretto dalla britannica Susanna White e ispirato alla reale vicenda della temeraria attivista Caroline Weldon, che sfidò apertamente le leggi, i pregiudizi e le ingiustizie del suo tempo per mettersi dalla parte dei nativi fino a diventare amica, confidente e "segretaria" del temuto capo Toro Seduto, è un malinconico dramma storico intimo e riflessivo, del tutto privo di azione, che denuncia i soprusi e gli abusi commessi dai bianchi a danno dei Sioux-Lakota durante i tragici atti conclusivi delle così dette "guerre indiane". E' un film a tesi, sicuramente realistico e storicamente attendibile, ma anche manicheo nella prospettiva, fedele a quel revisionismo storico che ormai dagli anni '70 anima quasi tutti i western americani, figlio di un incancellabile senso di colpa e di una sensibilità progressista vagamente ipocrita perchè, alla luce dei fatti, ancora fatica a farsi completamente strada nell'ideologia imperialista, avida e violenta che ancora alberga in gran parte della società americana. Dal punto di vista politico la pellicola è fragile e non aggiunge nulla di nuovo o di rilevante a quanto già detto in precedenza sulla questione del genocidio dei nativi, anche perchè la regista sembra maggiormente interessata al discorso della discriminazione e dell'emancipazione femminile. Non a caso è un film diretto da una donna e con una donna come magnifica protagonista (la bravissima Jessica Chastain, sempre luminosa e impeccabile in tutti i ruoli che interpreta); un film che propone un punto di vista femminile, sensibile, compassionevole, più attento agli aspetti umani che a quelli politici economici, intrecciando nel medesimo "groviglio" etico le ingiustizie commesse sugli indiani con quelle compiute sulle donne, trattate come schiave, tenute in disparte, relegate in un angolo silenzioso e "domate" con la forza alla stregua dei cavalli per soggiogarle al dominio dei maschi. La metafora è chiarissima nelle scene in cui Caroline si approccia con paura e riluttanza a cavalcare il bianco destriero, ammaestrato alle esigenze da circo, che Toro Seduto le mette a disposizione. L'epica nostalgica della fine della vecchia frontiera e del grande sogno di libertà dei nativi trova i suoi momenti di massima intensità emotiva nel rapporto tra la donna bianca, altolocata e coraggiosa, ed il fiero capo indiano, ormai ridotto a fenomeno da baraccone nelle apparenze, ma con ancora dentro i lampi del grande guerriero indomabile. Oltre alla Chastain risultano inappuntabili nei rispettivi ruoli Michael Greyeyes e Sam Rockwell, e la struggente bellezza selvaggia degli sterminati scenari naturali della vecchia America fa il resto. Al netto dei moralismi, sempre potenzialmente presenti (a livelli diversi) in operazioni "riparatorie" di questo tipo, i freddi numeri snocciolati durante i titoli di coda sulle dimensioni del massacro dei pellerossa bastano e avanzano a far riflettere e indignare. Anche perchè non è mai abbastanza per tener viva la memoria su tragedie irreparabili come questa.

Voto:
voto: 3/5

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