Guido Anselmi (Marcello Mastroianni) è un famoso regista di mezza età alle prese con una crisi creativa ed esistenziale. Deve realizzare un nuovo film ma è indeciso sulla direzione da prendere, non sa quale storia raccontare e si sente oberato dalla pressione dei produttori e dalle aspettative generali intorno a lui. Ben presto il blocco creativo si andrà a sovrapporre con un più generale senso di smarrimento in merito alla propria vita ed Anselmi si troverà a tracciarne un bilancio in cui si alterneranno ricordi e sogni, figure reali e di fantasia, paure e rimorsi. Il regista finisce così in una sorta di limbo sospeso, in cui sfilano molti personaggi della sua vita, soprattutto donne, ma anche fantasmi del passato e non sarà semplice distinguere cosa è reale e cosa no. Egli cerca di trarre ispirazione proprio da tutto questo, tramutando questo flusso di ricordi e visioni in un concreto processo creativo, ma non sarà facile trovare la via d'uscita da se stesso. Dopo il grande successo di pubblico del capolavoro "La dolce vita", dopo sette film ed un episodio ("Le tentazioni del Dottor Antonio" del film "Boccaccio '70"), Federico Fellini si mette al lavoro su un nuovo film, ma è incerto sulla direzione da prendere. Ha in mente un abbozzo di storia, vuol parlare del pensiero, dei ricordi, dei sogni di un uomo che si trova a fare un bilancio della sua vita, ma non riesce a prendere una direzione artistica precisa. Tra molte difficoltà ed indecisioni, condivise con l'amico e co-sceneggiatore Ennio Flaiano, Fellini dà al progetto un titolo provvisorio ("8 ½"), nell'attesa di chiarirsi maggiormente le idee. Il titolo provvisorio è, per l'appunto, dettato dalla cronologia dei suoi precedenti lavori: 7 film ed un episodio. Ma il blocco artistico dell'autore non si risolve ed egli è quasi sul punto di abbandonare il progetto. La leggenda vuole che, negli studi di Cinecittà, mentre si era intenti a festeggiare il suo nuovo film (ormai svanito dalla sua mente), il grande Maestro di Rimini ebbe il lampo di genio di fare un film proprio su questo: un regista in empasse che non sa cosa raccontare nel suo prossimo film e che si trova a vagare, con la mente, tra sogni e ricordi che si confondono con la realtà. Nasce così "8 ½", probabilmente il film più intenso e personale di Fellini, sicuramente il più bello ed il più importante per la storia del Cinema e per i posteri. E' il film d'Autore per eccellenza. E' uno dei più grandi capolavori della settima arte. E' un film geniale, originale, innovativo, di immenso valore storico ed artistico, che ha ribaltato in modo definitivo i canoni della narrazione cinematografica tradizionale stabilendo un punto di non ritorno. E' uno dei capisaldi del grande Cinema d'avanguardia, tematicamente complesso, visionario, onirico, avvolgente ed affascinante come poche altre pellicole. Fellini diede fondo a tutto il suo fervido genio creativo e, partendo da un racconto chiaramente autobiografico, per descrivere una sorta di blocco creativo e di "impotenza" narrativa di un regista (se stesso), ha dato vita ad un mirabolante caleidoscopio di sogni, visioni, ricordi, rimorsi, desideri, menzogne, ossessioni, fantasie inconfessabili; il tutto immerso in una dimensione surreale e barocca di pregevole impaginazione. Attraverso questo libero flusso di immagini e sensazioni (alcune davvero memorabili), il grande regista italiano riesce a sperimentare nuovi linguaggi meta-cinematografici che segnarono un autentico punto di rottura con la cinematografia tradizionale, sulla scia delle forme espressive basate sull'inconscio di James Joyce o di Italo Svevo. Ma l'ardita e rivoluzionaria estetica destrutturata ed onirica è tenuta insieme da un incredibile rigore formale e dal naturale talento lirico dell'Autore, al punto di divenire, al tempo stesso, una sorta di seduta di auto analisi (provocatoria e liberatoria), un critico bilancio della propria vita di uomo e di regista. E l'apparente catarsi finale non è altro che la presa di coscienza della propria inadeguatezza nel confrontarsi con gli spettri della propria anima. Ma "8 ½" è molto altro ancora: un film nel film in un gioco di scatole cinesi, uno specchio segreto sul mondo interiore di Fellini, una destrutturazione definitiva del linguaggio cinematografico tradizionale, una colta allegoria del processo creativo e della sua difficoltà, un caustico apologo sul senso effimero del cinema, come riflesso illusorio di un mondo che è più sogno che realtà.
Moltissime le scene memorabili di questo film, su tutte, a mio avviso, quella del sogno iniziale, un autentico pezzo di cinema da antologia. Insomma, come avrete capito, questo film è totalmente nelle mie grazie ed è un MUST assoluto per tutti i cinefili. Richiede un certo impegno e può apparire, all'inizio, di non facile visione, ma ne vale ampiamente la pena.
Non a caso è ammirato e lodato da cinefili e grandi registi e tantissimi lo hanno citato, omaggiato o cercato di imitarlo (Woody Allen, Truffaut, Moretti e, recentemente, anche Rob Marshall con il mediocre musical "Nine"). Ma, nonostante i numerosi tentativi di "imitazione", l'originale resta unico ed inimitabile.
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