venerdì 21 marzo 2014

Bande à part (Bande à part, 1964) di Jean-Luc Godard

Arthur e Franz sono giovani, scapestrati e amici per la pelle. Entrambi amano Odile, che si concede generosamente a tutti e due e non disdegna di aiutarli nell'esecuzione di un piano criminoso: rapinare la sua vecchia zia che tiene con sé tutti i suoi risparmi. Ma il colpo finisce nel sangue e il triangolo amoroso è costretto a sciogliersi. Tratto da un racconto noir (Fool's Gold) di Dolores Hitchens, fu girato da Godard con pochi mezzi, spirito "amatoriale" ed una consapevole aria da B movie. Film briccone animato da personaggi bricconi, irresistibili canaglie intrise di disarmante malinconia e di quella sfacciata impudenza tipica dei giovani francesi degli anni '60. Frammentario nella struttura ed incerto nella direzione, divenne uno dei simboli più vividi della Nouvelle Vague, a causa della contagiosa carica energica irradiata dai tre protagonisti e dell'estro burlesco di Godard che sa trasformare una squallida storia di follia giovanile in un disinvolto elogio della ribellione, sospeso tra poetico e populista. Film di culto per cinefili e cineasti, ad esempio Quentin Tarantino che ne ha scelto il titolo come nome della sua casa di produzione o che ne ha rifatto, pari pari, la scena del ballo in Pulp Fiction. Ed anche il "sodale" Bertolucci ha pagato il suo definitivo tributo al maestro Godard omaggiando ripetutamente il film nel recente The dreamers. La celeberrima scena della visita "di corsa" al Louvre fu aggiunta da Godard per allungare "il brodo", vista l'esigua durata della pellicola.

Voto:
voto: 4/5

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