Ritratto disperato di un "sex addict" dalla doppia vita: di giorno
professionista impeccabile ed elegante, di notte consumatore compulsivo
di sesso sfrenato in tutte le sue forme: reale, virtuale, mercenario,
occasionale. Michael Fassbender è bravissimo a dar vita a questo
personaggio torbido e tormentato, pieno di pulsioni nascoste e divorato
sia dal fuoco della libido che dal senso di colpa: la vergogna del
titolo. Un personaggio ruvido ed ambiguo, per il quale l'irruzione nella
routine quotidiana della sorella, fragile e vitale, sarà l'elemento
scatenante di una serie di "cambiamenti". Il regista Steve McQueen
sceglie ancora una volta una situazione sordida ed opprimente (con
evidenti echi di Bret Easton Ellis) e la porta in scena con uno stile
tanto freddo quanto ricercato, lasciando agli attori il compito di
trasmettere le "emozioni" al pubblico. E' un ritratto sconsolante
dell'opulenta società occidentale, dedita all'edonismo, in preda al
disvalore e consumata dalla solitudine esistenziale. Il sesso è qui
inteso come un atto meccanico, disperato, agghiacciante. E' meno potente
del precedente Hunger ma ugualmente scioccante.
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