mercoledì 2 dicembre 2015

Mad Max: Fury Road (Mad Max: Fury Road, 2015) di George Miller

In un futuro distopico post apocalittico, la terra è un deserto inseminato in cui tribù di orribili feroci guerrieri combattono con violenza per il monopolio di quei liquidi che sono alla base della sopravvivenza: acqua, sangue e gasolio per gli automezzi “rinforzati”, vere macchine da combattimento su ruote, con cui scorrazzano per l’outback australiano. Il crudele capo della Cittadella, fortezza inespugnabile dei predoni, Immortan Joe, viene abbandonato dalla sua donna, “Furiosa”, che scappa via portando con sé un manipolo di schiave e concubine per tornare ai luoghi “magici” della sua infanzia, scatenando così l’ira del tiranno che sguinzaglia le sue schiere sulle loro tracce. Tra loro si frappone Max, guerriero solitario e taciturno, con un doloroso passato da dimenticare ed un futuro violento per cui combattere. L’australiano George Miller, salito alla ribalta negli anni ’80 per la saga fantascientifica di “Interceptor”, che fece di Mel Gibson un divo, si riprende, con sorprendente autorità, quello che è suo, regalandoci questo strepitoso reboot rivisitativo, adattandolo all’estetica moderna e realizzando, probabilmente, il miglior blockbuster del nuovo millennio. Rinunciando all’estetica da video game, tipica degli action moderni, e ricorrendo ad una sapiente fusione tra scenari reali, effetti speciali “artigianali” ed elementi generati in CGI, Miller mette in scena un universo stupefacente, abbacinante, visivamente superbo, frenetico e violento, una sorta di liturgia fantasy dedicata al Dio del Cinema d'azione, un mondo orripilante ed angosciante in cui la densità filosofica e l'astrazione pittorica, interne alle suggestive immagini, sono amalgamate in una miscela così furiosa e coerente da lasciare annichiliti. Il film è così intenso e dinamico, senza però mai smarrire ordine e coerenza espressiva, che si ricollega direttamente al Cinema nella sua essenza più pura e primigenia, quella in cui il movimento dell'immagine è tutto e lo sguardo dell'artista ne contempla, con estasi, il divenire. Con assoluta padronanza del mezzo e della tecnica, il regista supera, e di gran lunga, il livello stilistico, concettuale e tematico della sua vecchia trilogia, e ci catapulta in questo allucinato e magmatico mondo “on the road” fatto di azione violenta, a rotta di collo verso un continuo susseguirsi di scene memorabili, che danno forma pregnante alla fuga, all’inseguimento, sotto forma di un tour de force esplosivo, folle, rock, visionario nell’accezione più intima del termine. Senza rinnegare del tutto il look punk dei film precedenti, l’autore lo rinvigorisce con una forza visiva esplosiva, esuberante nella saturazione dei colori, nell’aspetto surreale, incredibilmente curato nei minimi dettagli, dei personaggi, sia nella bellezza che nella deformità, nel potente respiro epico degli scenari assolati e sterminati di un’Australia selvaggia e crudele, fieramente agli antipodi. Spettacolare e vertiginoso, ma anche denso di contenuti, Fury Road ridefinisce i confini stessi del genere action e del filone apocalittico, osando addirittura mettere in penombra l’antieroe Max, volutamente offuscato dall’energica “Furiosa” di Charlize Theron, autentica protagonista del film. Nel cast svettano i protagonisti principali, Charlize Theron, Tom Hardy e Hugh Keays-Byrne, tutti bravi e credibili. Nel suo genere è un capolavoro, un cult assoluto, un punto fermo e qualunque blockbuster a venire dovrà necessariamente confrontarsi con questo. Strabiliante e definitivo.

Voto:
voto: 4,5/5

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