Il pistolero Ringo, noto anche come "faccia d'angelo" per i suoi tratti aggraziati, si unisce a una banda di malfattori, dicendo di essere un fuorilegge braccato dallo sceriffo Dan. In realtà Ringo fa il doppio gioco ed è stato mandato proprio dallo sceriffo che lo ha liberato dal carcere in cambio della promessa di fargli catturare la pericolosa banda. Celebre “spaghetti western” di Tessari, che ha dato vita ad uno dei personaggi più noti del filone: l’antieroe Ringo, che rese famoso il nostro Giuliano Gemma, bello, elegante e letale, dalla parte del bene ma solo per interesse personale. La violenza “sporca” e amorale, instillata nel genere dai film di Sergio Leone, viene qui ampiamente mitigata da forti spruzzate d’ironia, in accordo al carattere più bonario del regista genovese. Per quanto sopravvalutato ed un po’ sempliciotto, ebbe un grande successo di pubblico, dando vita al consueto fenomeno degli epigoni “ruffiani”: un patetico elenco di “seguiti”, che poco o niente hanno a che fare con l’originale, che citano il nome di Ringo per attirare il pubblico in sala. Le musiche sono del solito inossidabile Morricone.
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