Inviato in missione da
un video messaggio della defunta M, 007 finisce tra le spire della SPECTRE, potente
organizzazione terroristica su scala mondiale, il cui perfido capo, Blofeld, si
rivela essere come causa di tutti i mali e le disavventure capitate al nostro
eroe negli ultimi 3 film del nuovo corso. Con l’aiuto della bella figlia
dell’ex nemico Mr. White, Bond combatterà, in giro per il mondo e senza
esclusione di colpi, il letale nemico, emerso direttamente dalle nebbie di un
doloroso passato. Girato in pompa magna e con ingenti mezzi tra Roma, Londra,
Città del Messico, il Marocco e le nevi austriache, questo quarto capitolo
dell’era Craig voleva essere il culmine del discorso iniziato, con ottimi
risultati, nel 2006 con il folgorante Casino
Royale. Dopo il grande successo mondiale del precedente Skyfall,
Mendes ritorna al mondo patinato di 007 tra enormi aspettative generali e
decide di tornare all’antico, abbandonando i punti di forza della nuova saga,
in favore della spettacolarità esagerata, del Bond “super eroe” e dell’ironia
delle pellicole con Roger Moore. In tal senso questo Spectre costituisce una grossa delusione, un maldestro ritorno al
passato, un passo indietro e, quindi, il peggiore episodio tra quelli con
Daniel Craig. E' evidente, fin dal titolo, la volontà di stupire, di
enfatizzare ogni cosa, di creare un capitolo “bigger than life” ed è probabilmente già questo il "peccato
originale" della pellicola perchè ne ha schiacciato la libertà espressiva
già in fase di progettazione. Tutto è molto confuso, incerto, superficiale: la
sceneggiatura esile, i personaggi poco convincenti, i dialoghi banali, con
un'evidente senso di stanchezza generale ed un finale “fracassone” degno dei
peggiori comic movies. Insomma ci
troviamo di fronte ad un film “innocuo”, carente in personalità, scritto
frettolosamente e diretto con il “pilota automatico” dal pur esperto Mendes. Il
ritorno (dopo ben 44 anni) del villain più iconico della saga di 007, Ernst
Stavro Blofeld, lascia altresì delusi per la scialba interpretazione di uno
svogliato Christoph Waltz, che appare a disagio tra esplosioni, nevrosi
“edipiche” e drammi familiari, francamente assai forzati e banali. Anche le
Bond girl, dall’algida Seydoux alla nostra Bellucci, che appare per pochi
minuti, si limitano al minimo sindacale. La sensazione che emerge è che sia già
ora di cambiare nuovamente registro e che il nuovo, entusiasmante Bond di Craig
sia già giunto al capolinea, e non nel migliore dei modi.
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