mercoledì 2 dicembre 2015

Spectre (Spectre, 2015) di Sam Mendes

Inviato in missione da un video messaggio della defunta M, 007 finisce tra le spire della SPECTRE, potente organizzazione terroristica su scala mondiale, il cui perfido capo, Blofeld, si rivela essere come causa di tutti i mali e le disavventure capitate al nostro eroe negli ultimi 3 film del nuovo corso. Con l’aiuto della bella figlia dell’ex nemico Mr. White, Bond combatterà, in giro per il mondo e senza esclusione di colpi, il letale nemico, emerso direttamente dalle nebbie di un doloroso passato. Girato in pompa magna e con ingenti mezzi tra Roma, Londra, Città del Messico, il Marocco e le nevi austriache, questo quarto capitolo dell’era Craig voleva essere il culmine del discorso iniziato, con ottimi risultati, nel 2006 con il folgorante Casino Royale. Dopo il grande successo mondiale del precedente Skyfall, Mendes ritorna al mondo patinato di 007 tra enormi aspettative generali e decide di tornare all’antico, abbandonando i punti di forza della nuova saga, in favore della spettacolarità esagerata, del Bond “super eroe” e dell’ironia delle pellicole con Roger Moore. In tal senso questo Spectre costituisce una grossa delusione, un maldestro ritorno al passato, un passo indietro e, quindi, il peggiore episodio tra quelli con Daniel Craig. E' evidente, fin dal titolo, la volontà di stupire, di enfatizzare ogni cosa, di creare un capitolo “bigger than life” ed è probabilmente già questo il "peccato originale" della pellicola perchè ne ha schiacciato la libertà espressiva già in fase di progettazione. Tutto è molto confuso, incerto, superficiale: la sceneggiatura esile, i personaggi poco convincenti, i dialoghi banali, con un'evidente senso di stanchezza generale ed un finale “fracassone” degno dei peggiori comic movies. Insomma ci troviamo di fronte ad un film “innocuo”, carente in personalità, scritto frettolosamente e diretto con il “pilota automatico” dal pur esperto Mendes. Il ritorno (dopo ben 44 anni) del villain più iconico della saga di 007, Ernst Stavro Blofeld, lascia altresì delusi per la scialba interpretazione di uno svogliato Christoph Waltz, che appare a disagio tra esplosioni, nevrosi “edipiche” e drammi familiari, francamente assai forzati e banali. Anche le Bond girl, dall’algida Seydoux alla nostra Bellucci, che appare per pochi minuti, si limitano al minimo sindacale. La sensazione che emerge è che sia già ora di cambiare nuovamente registro e che il nuovo, entusiasmante Bond di Craig sia già giunto al capolinea, e non nel migliore dei modi.

Voto:
voto: 2,5/5

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