giovedì 21 gennaio 2016

La grande scommessa (The Big Short, 2015) di Adam McKay

Nel 2005 Michael Burry, eccentrico genio dell’alta finanza, ha l’intuizione di “scommettere” contro l’apparentemente granitico mercato immobiliare americano, avendone intuito l’intrinseca debolezza a medio termine, perché basato essenzialmente su mutui a tasso variabile concessi con leggerezza e, quindi, ad altissimo rischio. Nonostante tutti ritengano folle il suo atteggiamento, Burry va avanti per la sua strada, prevedendo con due anni d’anticipo la grave crisi dei mutui che, partendo dagli Stati Uniti, travolgerà l’economia mondiale, provocando la disastrosa recessione di cui ancora oggi si risentono gli effetti. Altri cinque investitori, tutti personaggi sui generis, seguiranno l’intuizione di Burry e, all’esplosione della crisi economica, diventeranno ricchissimi, mentre il mondo s’impoverirà. Brillante commedia nera di Adam McKay, abilissima a giocare sul filo sottile tra ironia e tragedia, capace di usare, con intelligenza, un tono semiserio in una materia notoriamente ostica, servendosi di un linguaggio tecnico sicuramente incomprensibile ai più, ma supportandolo con una miriade di trovate ed inserti sarcastici al limite del surreale. Assolutamente geniali, in tal senso, le due scene in cui i concetti finanziari più ermetici saranno spiegati, con tanto di burlesca introduzione, dalle avvenenti Margot Robbie e Selena Gomez, nel ruolo di loro stesse, inquadrate in atteggiamenti chiaramente frivoli: la prima ci spiega i “mutui subprime” in una vasca da bagno mentre sorseggia champagne e la seconda ci parla delle “obbligazioni di debito collateralizzate” (CDO) mentre è intenta a puntare ad un tavolo di blackjack. La grande scommessa, vinta, del film è proprio quella di rendere fruibile ed amaramente “divertente” un mondo ermetico come quello dell’alta finanza di Wall Street, mostrando, con caustica perfidia, come i destini economici del mondo siano nelle mani di pochi “squali” avidi e dissennati e di come le azioni “giocose” di alcuni “nerd”, viziati ed asociali, possano poi rovinare le vite della gente comune, spesso all’oscuro anche della sola esistenza di questo subdolo universo di potere. Tratto dal romanzo "The Big Short - Il grande scoperto" di Michael Lewis, egregiamente sceneggiato e diretto con frizzante energia, quest’opera sprezzante graffia, spiega e intrattiene, mostrando, nel finale inevitabilmente acre, il lato oscuro del capitalismo, pur senza rinunciare al tono beffardo. Si avvale anche di un cast di prim’ordine: Christian Bale, Ryan Gosling, Brad Pitt, Melissa Leo, Marisa Tomei, in cui spicca Steve Carell che conferma un insospettato talento nei ruoli “drammatici”. E’ un film politicamente scorretto, che non rispetta le regole tranquillizzanti del cinema hollywoodiano, e che, probabilmente, non piacerà a tutti. Ma che, invece, andrebbe visto da tutti, già solo per la scottante tematica trattata che, in un modo o nell’altro, ci riguarda molto da vicino. Nessuno escluso.

Voto:
voto: 4/5

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