Agli inizi del XIX
secolo, nelle terre selvagge del Nord Dakota, una spedizione di trapper e
militari viene assalita e decimata dai temibili indiani Arikara, che intendono
impossessarsi del loro prezioso carico di pelli. I superstiti intraprendono una
fuga disperata, guidati dall’esperto Hugh Glass, che conosce alla perfezione
quei territori ostili. Ma la situazione prende una piega ancora più drammatica
quando Glass viene aggredito e ridotto in fin da vita da un feroce orso
grizzly. Il capo gruppo, capitano Henry, decide allora di lasciare tre uomini a
guardia dello sventurato Glass, affinché lo assistano nella sua agonia e gli
garantiscono un’onorevole sepoltura. Ma il losco Fitzgerald, nonostante gli
accordi presi ed il lauto compenso pattuito, abbandona Glass al suo destino e
ne uccide anche il figlio “mezzo sangue”, che si opponeva al suo ignobile proposito.
Un’incredibile forza di volontà ed una serie di circostanze favorevoli consentiranno
a Glass di sopravvivere e rimettersi in piedi, per affrontare un disperato
viaggio di ritorno in cerca della sua vendetta, patendo il gelo, la fame ed i
mille pericoli di quel mondo selvaggio. Possente western avventuroso di Iñárritu,
sotto forma di odissea epica; un viaggio estremo, disperato, ai limiti
dell’umano, un percorso ieratico di sofferenza, abbrutimento ed afflizione
contro gli strali impietosi di una Natura splendida e crudele, impassibile e
brutale. Con una regia misurata ed essenziale il talentuoso regista messicano
sceglie di limare i suoi tipici manierismi in favore della potenza della
visione, dell’ampiezza di respiro, della ricerca accurata di immagini epiche
garantite dalla maestosità degli scenari, a cui la straordinaria fotografia (a
luce naturale) di Emmanuel Lubezki conferisce un risalto di mistica solennità. La
messa in scena è incredibilmente realistica, viscerale, cruenta, a volte
scioccante, e nulla viene risparmiato allo spettatore, che viene letteralmente
immerso nella lotta per la sopravvivenza del protagonista Glass, richiamando
forze istintive primordiali, insite nel profondo dello spirito umano. Perché,
come sempre, l’autore è interessato a parlarci principalmente della natura
umana, alternando l’introspezione all’immensità degli scenari del Nord America.
I momenti di grande cinema abbondano, dalla sanguinosa battaglia iniziale tra i
cacciatori di pelli ed i nativi Arikara al drammatico duello tra Glass e
l’orso, una sequenza così intensa e impressionante che vale, già da sola, il
prezzo del biglietto. Le parti meno convincenti sono, invece, gli inserti
“mistici”, i sogni di Glass, a metà strada tra il camp e l’iperbole ascetica,
in cui si ritrova il vezzo dell’autore per gli arabeschi narrativi. E se la
storia è di estrema semplicità, e invero non imprevedibile nella risoluzione
finale, la scelta di affidarsi totalmente alla potenza della visione tutto
soccorre, o quasi. Impossibile poi non menzionare le grandi interpretazioni dei
due antagonisti principali, entrambi bravissimi: Leonardo DiCaprio, che ci
regala un’impressionante gamma di intense espressioni nelle lunghe sequenze
“mute” della sua notevole performance, e Tom Hardy, che invece lavora di
cesello per tratteggiare un villain spregevole, ricettacolo delle peggiori
pulsioni della natura umana. In definitiva The
Revenant è un opera grandiosa, travolgente ed imperfetta, uno dei film che
resteranno dell’anno 2015.
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