lunedì 22 maggio 2017

A proposito di tutte queste signore ... (For att inte tala om alla dessa kvinnor, 1964) di Ingmar Bergman

Negli anni ’20 il borioso critico musicale Cornelius sta scrivendo una biografia sul famoso violoncellista Felix e, per completarla nel modo migliore, decide di trascorrere alcuni giorni nella sua grande villa neoclassica, allo scopo di poterlo intervistare. Ma il capriccioso Felix non si mostra mai e Cornelius riesce a parlare solo con la moglie e sei donne che si confessano tutte innamorate del grande musicista, rivelando parecchi particolari intimi sulla vita sentimentale del maestro. Frustrato dall’assenza di Felix, Cornelius continua ad adoperarsi perché questi esegua una sua composizione (“Il canto del pesce”) nel suo prossimo concerto, ma le sorprese in serbo saranno parecchie. Il primo film a colori di Bergman (incorniciato dalla splendida fotografia luminosa di Sven Nykvist) è una commedia surreale con toni da farsa grottesca, un’elegante impostazione teatrale ed un senso artificioso della messa in scena, all’insegna di un divertito disimpegno. Tra le commedie bergmaniane è senza dubbio quella più velenosa e pungente, una sorta di impudente messa al bando dei critici, dei censori e degli impresari, senza risparmiare qualche perfido tiro mancino persino agli artisti. Memorabile la battuta, attribuita a Goethe, secondo cui colui che riesce a far cambiare idea ad un critico, merita l’appellativo di genio. L’opera è una sorta di compiaciuta vendetta dell’autore che si tolse tutti i sassolini dalla scarpa dopo i veementi attacchi subiti da critici, soloni e censori per la sua “trilogia del Silenzio”, un trittico di capolavori ostici, spiazzanti e controversi che segnarono un’evoluzione fondamentale nella carriera del regista. Forse proprio a causa della sua forte motivazione polemica, il film vale più per le intenzioni (e per le evidenti implicazioni autobiografiche) che per il risultato complessivo. Infatti la commedia è monocorde, piccata, arruffata e poco divertente, segnando così un evidente passo falso nella filmografia dell’autore. Da segnalare comunque la buona recitazione di Bibi Andersson e Harriet Andersson, come sempre eccellenti sotto la direzione di Bergman.

Voto:
voto: 3/5

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