venerdì 12 maggio 2017

La dea dell'amore (Mighty Aphrodite, 1995) di Woody Allen

Lenny, giornalista sportivo di mezza età, si lascia convincere dalla moglie Amanda, irrequieta gallerista, ad adottare un bambino. Così nella vita della coppia arriva il piccolo Max, abbandonato dalla madre appena nato, che si rivela subito sveglio e notevolmente intelligente. Dopo aver scoperto la relazione di Amanda con un collega, Lenny si mette alla ricerca della vera madre di Max e, con uno stratagemma, riesce a rintracciarla. Il nostro incontra così la “bollente” Linda, autentico uragano di erotismo e vitalità che di mestiere fa la pornodiva e, occasionalmente, la squillo. Tra i due nasce una strana amicizia, con Lenny che non le svela la verità su Max e intanto cerca di redimerla facendole cambiar vita, attraverso la relazione con un giovane pugile un po’ tonto. Ma la cosa non funziona e la procace ragazza sembra innamorata di Lenny, irretita dalla sua gentilezza d’altri tempi. Mirabolante commedia alleniana, divertentissima, esilarante, a tratti davvero irresistibile per il perfetto incastro delle situazioni comiche e per la frizzante energia spudorata dei dialoghi. Chi ha criticato il film descrivendolo come l’ennesimo tentativo un po’ patetico di esibire la passione di un “vecchio” erotomane per giovani “ninfette” avvenenti, ha un evidente conflittualità preconcetta con il regista e ne ha colpevolmente ignorato la vivace dimensione ludica, indubbiamente non priva dei consueti ammiccamenti autobiografici su cui Allen ha sempre fatto intelligente autoironia, la potente vis umoristica e la geniale ricchezza inventiva. Ricchezza che si esplica nello stratagemma “retorico” del coro greco antico, trasferito per l’occasione dall’Ellade a Manhattan, che commenta gli eventi della vicenda e cerca di interferire con essa, facendo da contrappunto alle decisioni cruciali dei personaggi. Il coro, spiritoso e impudente come il film stesso, sembra quasi sostituire idealmente il lettino dello psicoanalista (tipico elemento alleniano), oltre a fornire all’opera un sottotesto “colto” che però poi si trasforma, in uno straniante ribaltone, in un colorato balletto di Broadway. Non mancano le consuete riflessioni sul destino, regolato dal caso, e sul suo assoluto potere sulle vicende umane. Anche i dialoghi a sfondo sessuale sono molto più espliciti e pepati rispetto ai precedenti film dell’autore. Nel cast, tra Woody Allen, Helena Bonham Carter, Peter Weller, F. Murray Abraham e Olympia Dukakis, brilla Mira Sorvino, conturbante mix di sensualità e tenerezza, premiata con l’Oscar come miglior attrice non protagonista.

La frase:
- "Non era assolutamente necessario, sei un amore, ma davvero non dovevi."
- "Bèh, non hai voluto un pompino, così ho pensato di prenderti una cravatta."
- "Ottima soluzione! E, oh, è proprio una cravatta, già!"
- "Te la metti una cosa così vistosa ?"
- "Oh, se l’occasione lo esige, certo. Se magari mi invitano a un martedì grasso…"

Voto:
voto: 4/5

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