mercoledì 10 maggio 2017

Il dittatore dello stato libero di Bananas (Bananas, 1971) di Woody Allen

Fielding Mellish, goffo omino americano con evidenti problemi sentimentali, dopo il rifiuto della bella Nancy decide di partire per il piccolo stato sudamericano di Bananas, dove, dopo svariate avventure paradossali, viene nominato presidente della giunta rivoluzionaria al potere. Tornato in patria finisce in prigione ma ottiene l’amore della sua Nancy che adesso lo considera un ardimentoso eroe. Il terzo film di Woody Allen regista è una divertente commedia demenziale strutturata secondo una lunga serie di gag, alcune brillanti, altre mediocri, altre ancora discrete. Opera caotica, nichilista e discontinua, ha la sua forza nell’anarchica carica giovanile che, nei suoi momenti migliori, fa ridere anche di gusto senza dimenticare i graffi satirici all’imperialismo e al gauchismo (ovvero l’ossessione rivoluzionaria di sinistra che dilagò negli anni ’60 e ’70). Vale soprattutto come energico e seminale ritratto d’epoca, con un bel po’ di grossolana ingenuità da farsi perdonare, e che non viene sicuramente aiutato dalla struttura a sketches che, dopo un po’, finisce per stancare. Viene generalmente ritenuto un cult dai fans accaniti dell’autore. Nel cast ricordiamo Woody Allen, Louise Lasser, Carlos Montalbán ed un giovane Sylvester Stallone che compare, non accreditato, nei panni di un bullo sulla metropolitana. Nel 2000 ne è stato fatto un inutile remake da Douglas McGrath, Una spia per caso, in cui lo stesso Woody Allen appare in un cameo. L’espressione “repubblica delle banane”, entrata nel linguaggio comune per indicare un paese politicamente instabile in balia di colpi di stato e dittatori da strapazzo, si deve principalmente a questo film acerbo e irriverente di Allen.

Voto:
voto: 3/5

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