giovedì 11 maggio 2017

Settembre (September, 1987) di Woody Allen

Un gruppo di persone trascorre dei giorni di inizio autunno in una villa del Vermont. Lane, proprietaria della casa, ama lo scrittore Peter che però è invaghito della sua amica Stephanie, a sua volta amata in silenzio dal maturo Howard. La fine dell’estate esaspera gli animi, dando il via allo sfogo di vecchi rancori e risentimenti mai del tutto sopiti, come quelli di Lane che accusa apertamente la sua arrogante madre di essere stata la causa delle sue nevrosi esistenziali. Prima della fine del soggiorno di due giorni parecchi altarini saranno scoperti. Intenso dramma “da camera” di Woody Allen, intimista e di finissima indagine psicologica, rigoroso nell’estetica, severo nei toni e nei modi che, manco a dirlo, rimandano al suo mito europeo Ingmar Bergman. La riflessione sul fuoco che cova sotto la cenere del conformismo nei rapporti familiari e sentimentali è di raffinata introspezione figurativa e rende la narrazione, apparentemente classica, ricca di sfumature e sottigliezze psicologiche. Come tutti i film bergmaniani di Allen non piacque al pubblico d’oltreoceano e lasciò interdetta la critica, ma venne generalmente più apprezzato in Europa che in America. Inizialmente doveva essere girato nella vera casa di campagna di Mia Farrow, ma poi il set venne ricostruito in studio a New York per problemi legati al clima freddo. Curiosa e travagliata la lavorazione della pellicola, con diversi cambi di casting ed un risultato finale che lasciò del tutto insoddisfatto l’autore, che decise così di rigirarla, riscrivendo molte scene e cambiando diversi attori (Christopher Walken era uno degli interpreti presenti nella prima versione e poi rimpiazzato dal regista). Il cast finale prevede Denholm Elliott, Mia Farrow, Elaine Stritch, Jack Warden, Sam Waterston e Dianne Wiest. Solitamente bistrattato nel giudizio è un’opera che ha diversi motivi di interesse e che merita una postuma rivalutazione.

Voto:
voto: 3,5/5

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